Famiglia
Con doppia mamma. o doppio pap
Quando le coppie dello stesso sesso hanno un figlio. Vita ha scoltato i loro desideri. Scoprendo che alcuni si sono già riuniti in associazione: Famiglie arcobaleno
di Redazione
Prendete la famiglia modello: marito, moglie e figlio. Sostituite a lui, un?altra lei. Oppure, a scelta: a lei un altro lui. Risultato: due genitori dello stesso sesso alle prese con un figlio. Uno shock? Magari sì, almeno per i pubblicitari del Mulino Bianco. Di certo il coronamento di un sogno per il 48% delle lesbiche e il 41% dei gay italiani. A rivelarlo è l?ultima fatica di Daniela Danna e Margherita Bottino, La gaia famiglia. Che cos?è l?omogenitorialità , ricerca che la casa editrice Arterios pubblicherà a fine maggio e che Vita ha potuto leggere in anteprima.
Fra gli omosessuali, però, il desiderio di paternità e maternità nella maggior parte dei casi rimane un desiderio: in Italia solo il 3,4% dei gay è padre e solo il 5,4% delle lesbiche è madre. Percentuale che registra un?impennata fra gli over 35 (hanno figli il 19% delle lesbiche e il 10% dei gay) e crolla all?1% per le donne e allo 0 assoluto per gli uomini nella fascia di età al di sotto dei 24 anni. «Numeri che si spiegano», interviene Danna, «in modo molto semplice: molte madri e padri che si trovano in relazioni eterosessuali fanno più tardi la scelta omosessuale».
Anna e Giuseppina
Non è questo, però, il caso di Anna e Giuseppina, coppia italofrancese, che raggiungiamo nella loro abitazione in un piccolo paese del sud Italia che preferiscono tenere segreto. Fanno coppia da una vita. Da poco con loro c?è la piccola Lisa Marie, 2 anni e due nomi. «Ad Anna piaceva Lisa, mentre io preferivo Marie», sorride Giuseppina. Proprio in questi giorni sta definendo gli ultimi dettagli della neonata associazione di genitori omosessuali Famiglie Arcobaleno (www.famigliearcobaleno.org). «Stiamo insieme da 23 anni, ma fino a sei anni fa il nostro bisogno di maternità è stato soffocato. Troppo complicato». Poi è scattato qualcosa. «Quando arrivi a 35 anni e capisci che più vai avanti, meno possibilità ci sono di procreare, dentro ti cresce un?angoscia che non si può immaginare». Che fare? «In molti pur di avere un figlio rinnegano l?omosessualità», spiega Daniela Danna. Altri invece rinunciano al figlio.
La figlia di Daniele
Daniele Scalise, giornalista del Foglio senza peli sulla lingua, ideatore della rubrica Froci da 18 anni vive con Franco. «Io ho una figlia di 29 anni, nata dal mio matrimonio con una donna. Avrei voluto darle un fratellino o una sorellina. Se però c?è una cosa che il mio compagno odia sono i bambini. Mai potuti digerirli, peggio di Erode. E allora ci siamo trasformati in due gattari, viviamo in una casa piena di felini». Quella dei gatti, però non è l?unica soluzione. «Non ho mai preso in considerazione di avere figli. Ho trovato un altro sfogo per il mio bisogno di paternità. Faccio l?insegnante: i miei figli sono i miei alunni», spiega il presidente di ArciGay, Sergio Lo Giudice.
In alcuni casi però la voglia di essere mamma o papà si trasforma in una bomba a orologeria. Lo è stato per Anna e Giuseppina. Lo è per Piergiorgio Paterlini, autore di libri (sul tema vale la pena ricordare Manuale di educazione sessuale per gay ed etero, edito nel 2004 da Zelig) e di testi teatrali. Non vuole assolutamente entrare nel suo vissuto privato però «se dovessi dire qual è l?aspetto che meglio mi rappresenta è proprio il mio essere padre. Considero la mia vita realizzata in toto solo grazie alla paternità». E dopo una breve pausa, precisa: «Paternità, non maternità. Chiaro!».
Nemmeno un sentimento così forte però può disintegrare gli ostacoli che pone una genitorialità gay. Scalise: «Premetto, e lo dico da figlio, che i bambini non hanno bisogno né di un padre, né di una madre, ma soltanto di persone che li sappiano proteggere». Concetto rafforzato da Paterlini: «Lo stereotipo della famiglia composta dai figli, un padre e una madre è nato nel 1945 e morto nel 1974 con il referendum sul divorzio. Oggi un sacco di ragazzi sono cresciuti da un solo genitore separato». «Ciò detto», chiarisce il giornalista, «prenderei a calci nel culo quelle madri lesbiche che non si preoccupano del contesto, che fanno finta di niente. I nostri figli vanno protetti».
Niente segreti
Un pensiero che agita le notti anche di Anna, Giuseppina e della piccola Lisa Marie. Nella memoria di Giuseppina scorrono una dopo l?altra le immagini del viaggio della speranza in Belgio, del fallimento dell?inseminazione di Anna («Doveva essere lei la mamma biologica»), dei nove mesi passati col pancione («All?inizio non volevo. Mi disturbava pensarmi gravida, vedere il mio corpo cambiare, il momento del parto. Tutto. Ma sono andata avanti comunque: volevo un figlio più di ogni altra cosa al mondo»), e infine dell?arrivo di Lisa Marie («Una bambina splendida, bellissima, ma ogni mamma vede così suo figlio»).
Ma il punto è un altro. «Sa perché ho deciso di togliere il velo dal mio privato?», chiede Giuseppina. «Per proteggere Lisa Marie, perché non voglio che qualcuno alla presenza mia e di Anna la imbarazzi chiedendole dov?è il papà. Il suo papà non c?è, non ci sarà mai, lo sappiamo noi, lo sa Lisa, devono saperlo tutti».
A te piace la f…?
«Quando parlo di protezione intendo proprio questo». Scalise non può dimenticare il giorno in cui la sua Chiara, «frequentava ancora il liceo classico Tasso», durante la correzione di una ricerca sull?omosessualità nell?antichità, sobbalzò sentendo un suo compagno dire: ?Voi parlate bene, vi voglio vedere quando vi troverete un frocio in casa?».
E lei che cosa fece? «Prese fiato, si alzò in piedi e disse: ?Io in casa ne ho uno. È mio padre?. In quel momento si liberò di un fardello pesantissimo, divenne inattaccabile. In compenso io, durante la successiva autogestione, mi ritrovai in aula di fronte a un esercito di adolescenti che mi chiedevano: ?Ma a te piace la figa??. Non proprio una passeggiata. In due ore ho perso cinque chili».
Spiegare per non drammatizzare. «Non c?è altra via. Non possiamo nascondere la nostra sessualità ai figli. Con gli inganni e le prese in giro non si va da nessuna parte». È questa la ragione che ha spinto Giuseppina e altri 45 fra lesbiche e gay a costituire l?associazione Famiglie Arcobaleno.
«Il problema non riguarda tanto il bambino, ma come viene vissuto nel suo contesto», osserva Giovanni Anversa, giornalista, autore televisivo e conduttore di Racconti di vita. «Solo in un paese cambiato nel suo dna culturale, essere genitori vorrà dire solo quello che significa, senza aggettivi». Come dargli torto?
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