Non profit

L’umanitario è in crisi non gli umanitari

Gli umanitari sono meno portati a scrivere. Eppure hanno qualcosa di valido da dire. Una lettera di Nino Sergi

di Riccardo Bonacina

Caro Bonacina, è un piacere leggere Communitas, la nuova rivista mensile che Vita edita e promuove. Il secondo numero «La crisi dell'umanitario» mi ha interessato particolarmente, dato che si tratta di un tema e di una realtà che vivo da quasi quindici anni e che ha penetrato la mia vita, il mio tempo e l'organizzazione che dirigo, Intersos. L'imperativo umanitario, cioè il dovere di intervenire là dove le popolazioni sono in pericolo, è per noi qualcosa di profondamente serio.

Cerchiamo di rimanere fedeli ai principi “sacri” dell'azione umanitaria: piena indipendenza e nessuna subalternità ad altri fini o ideologie di sorta, imparzialità dell'aiuto e neutralità di fronte a chiunque sia in pericolo, pur prendendo nette posizioni di fronte alle oppressioni e alle ingiustizie. In questi ultimi anni si parla tanto di «crisi» dell'umanitario, trasmettendo talvolta un concetto ambiguo e negativo, quasi che gli interventi umanitari non avessero più senso o avessero ormai assunto, nei nuovi contesti di crisi, significati politici ambivalenti o perfino di “copertura delle guerre“. Lo fa ahimé anche il numero di Communitas.

Sono temi seri, a cui noi pensiamo continuamente, prima, durante e dopo i nostri interventi nei contesti di crisi. Contesti ormai diversi l'uno dall'altro e da analizzare e valutare ogni volta con grande attenzione. E queste analisi e valutazioni non ci portano affatto a ritenere che l'umanitario sia in crisi. Anzi! Occorre prestare sempre maggiori attenzioni e adattare sempre le decisioni per poter rimanere coerenti e poter continuare ad esercitare una vera azione umanitaria. Ma il suo senso profondo e la sua indispensabilità rimangono inalterati. Communitas affronta questi temi ed è stato uno sforzo lodevole che va a merito del direttore Aldo Bonomi. Alcuni spunti sono di grande interesse mentre altri, purtroppo, no. Ancora una volta, circa il 95% dello spazio è stato dato a chi parla dell?umanitario – esperti, docenti, giornalisti, sindaci – e solo uno stiracchiato 5% a chi opera nell?umanitario oggi. È vero, gli umanitari sono operativi e quindi sono meno portati a scrivere. Eppure hanno qualcosa di valido da dire.

Nino Sergi, segretario generale Intersos

Risponde Riccardo Bonacina: Carissimo Nino, come del resto riconosci, almeno in parte, Communitas ha tematizzato la crisi dell'umanitario non per vezzo negativo, ma proprio per invitare tutti a rimettere a tema le ragioni di chi sta in mezzo per statuto e definizione in un'epoca di guerre e di spettacolo del dolore. Riguardo lo spazio dato alla voce delle ong sei un po' ingeneroso: su 28 saggi e racconti, otto vedono come autori gli stessi protagonisti della cooperazione sul campo.

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