Famiglia

Servizio civile. Ragazzo che fai

Una competizione senza precedenti per dimensioni.Una corsa che sta cambiando il modo di operare del volontariato."Se arriveremo al 90% ci sentiremo Nembo Kid",dice Fausto Casini.

di Redazione

AAA – Cercansi giovani 18/28enni di entrambi i sessi. Offresi contratto di lavoro a tempo determinato di un anno. Paga: 433,80 euro al mese + bonus per eventuali missioni all?estero. Richiesto altruismo e spirito solidaristico. A poco più di una settimana dalla chiusura del più grande bando di servizio civile volontario mai pubblicato (36.085 posti da assegnare entro il primo giugno) è partito il rush finale di enti e associazioni. Obiettivo: coprire tutti i posti disponibili.

Una geografia squilibrata
Un gioco da ragazzi al Centro-Sud, dove nei bandi scorsi si sono raggiunti anche picchi del 300% (tre richieste per ogni posto disponibile) e comunque non si è mai scesi sotto il 100%. Una sfida ancora tutta da vincere al Nord, «dove la copertura non supera ancora il 65%», ammette da Torino Cristina Nespoli, presidente della Cnesc, la Consulta nazionale degli enti di servizio civile. Nel Mezzogiorno c?è più fame di solidarietà?
Secondo la Nespoli le ragioni di una geografia così squilibrata sono altre. «Al Sud manca il lavoro: 433 euro al mese sono una cifra considerevole. Qui al Nord, invece, non sono molti i ragazzi disposti a rinunciare a uno stipendio vero». Da Torino a Milano la diagnosi è sempre la stessa. «La scadenza si avvicina. Qualche preoccupazione l?abbiamo, in particolare per i tre posti che dovremo coprire qui in città»: non nasconde la sua apprensione Morena Mascarello, responsabile d?area per Mani Tese (18 posti da coprire), e un?esperienza di tutto rispetto in importanti società di lavoro interinale. Il passato, fra l?altro, insegna. «L?anno scorso», continua, «una ragazza ci ha abbandonato dopo poche settimane. Durante il servizio aveva continuato a cercare lavoro, e una volta trovato, se n?è andata senza pensarci un secondo». E a poco vale la considerazione che questo è il primo bando aperto anche agli uomini e che il limite d?età è passato da 26 a 28 anni. Teoricamente, il bacino d?utenza è di 7.726.033 persone, tanti sono i ragazzi italiani fra i 18 e i 28 anni. Ma la realtà è ben altra. Oltre il 70% dei volontari del servizio civile provengono dal mondo associativo, come rivela l?indagine 2004 della Fondazione Zancan. Un circuito chiuso. E un mercato selettivo. «Con la formula del bando unico, gli enti si buttano sul mercato dei volontari nello stesso periodo», osserva ancora la Mascarello. Non basta più quindi incrociare le dita. «Se confermassimo i numeri dell?anno scorso (copertura nazionale del 90%), saremmo dei Nembo Kid», confessa Fausto Casini, presidente delle Anpas.
Ma mentre in giro di supereroi se ne vedono pochi, e la posta elettronica di redazione a Vita straborda di appelli di associazioni in cerca di volontari, sul tavolo rimane un interrogativo immediato: che fare? «Bisogna che anche le associazioni trovino il modo di farsi conoscere», incalza il direttore dell?Ufficio nazionale, Massimo Palombi, che ha presentato la nuova campagna nazionale Metti in circolo il tuo amore, ispirata a un brano di Luciano Ligabue.
E allora se marketing deve essere, marketing sia. «Nel nostro campo la competizione è realtà», concorda la Nespoli. Nelle associazioni più importanti ormai si parla di strategia di comunicazione. E dal passaparola in su, tutte le armi sono buone. Pubblicità comparativa compresa. Licio Palazzini, presidente di Arci servizio civile elenca le ragioni che dovrebbero spingere un giovane a scegliere la sua associazione: «Primo: abbiamo opportunità molto varie, che arrivano fino al teatro. Secondo: una rete di operatori e formatori di livello superiore. Terzo: applichiamo la formula del monte ore. Con orari flessibili a seconda delle esigenze del volontario». Anpas ribatte con la tecnica del passo doppio. Passaparola nei piccoli centri, «dove i ragazzi si conoscono», e irruzioni nei luoghi di aggregazione giovanile in città, «compresi volantinaggi in pub e discoteche».

Vieni da noi, perché…
Per dire cosa? Casini: «Che se vuoi conoscere il mondo vero, quello della realtà, che non si nasconde dietro un cartellone pubblicitario, devi venire in Anpas. Per carità, niente contro tutela dell?ambiente o cittadinanza attiva. Ma l?esperienza del trasporto di un disabile è un?altra cosa. E ti cambia la vita». La Caritas invece gioca il jolly del suo nome storico. «Quando andiamo nelle scuole, in pochi conoscono il servizio civile volontario. Tutti però sanno cos?è la Caritas. Un vero e proprio marchio di garanzia», racconta il referente per l?associazione, Fabrizio Cavalletti. Ma la Caritas si spinge più in là. «I nostri giovani in servizio spendono parte del loro tempo in attività di reclutamento di altri volontari con incontri in scuole e parrocchie». Tutto fa brodo. Anche se in alcuni casi la montagna rischia di partorire il topolino. «Nelle università ci capita di parlare di fronte a 50/60 ragazzi. Quelli che poi chiedono informazioni sono 2 o 3», ammette la Nespoli. E Mani Tese ha deciso di sospendere le promozione via radio «Troppo dispersiva, molto più utile il passa parola attraverso i nostri 40 gruppi in tutta Italia», spiega la Mascarello.
In una sfida nuova di zecca, però, c?è spazio anche per la fantasia. E allora capita che il servizio civile salga su un palcoscenico. È accaduto ad Aosta, dove la compagnia torinese Cast, il 19 maggio scorso, ha portato in scena Voci, uno spettacolo pensato da Caritas Piemonte e Val d?Aosta e recitato proprio con l?obiettivo di promuovere l?Scv.

Un viatico per il lavoro?
Dalla domanda alle strategie d?offerta, il caso delle Acli è emblematico. Paola Vacchina, responsabile per il servizio civile spiega: «Al Nord le difficoltà di reperimento sono reali, e hanno determinato una prevalenza dei progetti al Centro-Sud». I dati confermano: solo il 30% dei volontari Acli sarà impegnato sopra il Po. Una logica applicata anche in casa Focsiv, l?associazione che con 44 posti si aggiudica il gradino più alto degli enti con progetti all?estero (in totale i posti sono 289). «Non c?è paragone», afferma Primo di Blasio, il responsabile formazione, «un?esperienza oltre frontiera è più vendibile rispetto a un progetto in Italia. Anche perché, almeno da noi, capita che i volontari più validi vengano confermati in qualità di cooperanti».
Un anno da volontario come viatico per trovare lavoro. E nel sociale per di più. Un percorso che farebbe gola a molti, ma che potrebbe presagire a fenomeni di concorrenza sleale. Sull?argomento Palazzini drizza le antenne: «Non vorrei che da questo punto di vista l?appeal degli enti pubblici fosse superiore a quelle delle associazioni. Ai Vigili del fuoco è stato approvato un progetto da 800 posti. Lo trovo per lo meno curioso».
La domanda è: semplici volontari o futuri pompieri?