Il report

Ecco chi sono le vittime di tratta, tra sfruttamento e sogni da ricostruire

L'Associazione comunità Papa Giovanni XXIII ha realizzato un documento che fotografa la situazione del fenomeno: cresce lo sfruttamento sessuale indoor - in casa e online - e cambiano i Paesi di provenienza. Particolarmente difficile la condizione delle persone transgender, che costituiscono un sommerso. Per aiutare queste persone, è necessario un supporto psicologico oltre che materiale: bisogna renderle di nuovo protagoniste della propria vita

di Veronica Rossi

Solo nel 2024, nell’Unione europea sono state registrate 10mila vittime di tratta, il 63% delle quali sono donne. Il sommerso, tuttavia, è altissimo: le stime arrivano a 50milioni di persone nel mondo. È proprio a questo fenomeno così complesso che è dedicato il report “Tratta. Comprenderne le cause e proteggere le persone sfruttate, nel lato torbido delle migrazioni” dell’associazione comunità Papa Giovanni XIII.

«Qualcuno si è chiesto come mai uniamo tratta e migrazione», afferma Martina Taricco, psicologa e psicoterapeuta dell’associazione comunità Papa Giovanni XXIII. «ma è impossibile pensare di disgiungerle, viaggiano di pari passo. Ogni persona che arriva da noi è protagonista di un percorso migratorio, che ha magari esiti diversi rispetto a quelli attesi».

Ma qual è la fotografia della situazione delle vittime di tratta in Italia? «La situazione è molto cambiata a partire dalla fine della pandemia», continua la psicologa. «C’è una presenza di persone vulnerabili che vengono portate qua per essere destinate allo sfruttamento sessuale; nei Paesi di partenza come Costa d’Avorio o Camerun – ma anche in quelli di transito come Tunisia, Algeria o Libia – le persone vengono già fatte prostituire per pagare una parte del debito. Questo prima, soprattutto per le donne provenienti dalla Nigeria, non accadeva».

Lo sfruttamento invisibile

Un altro aspetto che l’associazione sta rilevando sempre più spesso è lo sfruttamento cosiddetto indoor: le presenze in strada sono diminuite, mentre è in aumento la prostituzione al chiuso e online. Questa modalità riguarda anche le persone transgender, in particolare provenienti da Brasile, Perù, Venezuela e Repubblica Dominicana, che spesso sono escluse da ogni rete di aiuto e intrappolate in contesti che le stigmatizzano. «Dopo il Covid da parte delle associazioni c’è più attenzione ad andare a scovare questo sommerso», dice Taricco. «La difficoltà nell’agganciare queste persone è legata al fatto che rispetto ad altre categorie vulnerabili tendono a chiedere meno l’accoglienza, perché c’è una grandissima rotazione. Lavorano un mese o anche una settimana in una città e poi si spostano, quindi riusciamo ad agganciarle meno».

Il motivo per cui queste persone si approcciano all’associazione è legato di solito all’accompagnamento sanitario. Spesso non riescono ad accedere alle cure, non avendo i documenti in regola, anche nel caso in cui abbiano contratto malattie sessualmente trasmissibili. Le difficoltà non finiscono con l’accoglienza: purtroppo lo stigma di cui ancora soffrono rende più complesso il loro reinserimento nel mondo sociale e lavorativo.

Ma non c’è solo lo sfruttamento sessuale. «C’è anche lo sfruttamento lavorativo», continua la psicologa, «e l’aumento dei matrimoni forzati in età molto giovane, da cui le ragazze scappano ma trovano i trafficanti pronti ad agganciarle per portarle in Europa. Ci sono situazioni di servitù domestica, di traffico di organi e lavori illegali come il trasporto di ovuli contenenti droga».

Le vittime di tratta vengono agganciate da una rete di trafficanti molto radicata, che parte dai Paesi di origine; sono situazioni di forte disagio, disuguaglianza economica, sociale, culturale e politica. Le persone vulnerabili spesso vengono da famiglie molto povere, numerose. «Alcune delle donne che abbiamo in accoglienza non sono nemmeno andate a scuola, non sanno neanche leggere e scrivere», specifica la psicologa. «Questo è sicuramente un fattore di rischio».

Così l’associazione raggiunge le vittime di tratta

E, invece, come vengono agganciate le persone dall’associazione? «Siamo presenti, insieme ad altre realtà, negli hot spot dove arrivano», risponde Taricco. «Penso per esempio a Brindisi, o a Reggio Calabria, dove ci sono degli operatori della comunità che si occupano proprio di monitorare e provare a intercettare le vittime di tratta nel momento dello sbarco. Poi ci sono reti di collaborazione a livello nazionale, lavoriamo in sinergia con il Dipartimento delle pari opportunità e col Numero verde antitratta. Ci sono anche segnalazioni da parte dei Cas o dei Sai»

L’associazione quindi svolge il suo lavoro in collaborazione con diverse altre realtà attraverso progetti realizzati in sinergia. Oltre alle attività con le vittime di tratta, c’è un’azione capillare di sensibilizzazione e di prevenzione, che passa anche attraverso gli incontri nelle scuole superiori e nelle università. «Uno dei punti fondamentali è riflettere su come stiamo in relazione con gli altri, attraverso l’educazione all’affettività», afferma la psicologa, «che allontani dall’idea di poter avere potere sul corpo di un’altra persona pagandola».

Ripartire dai sogni

Chi viene tolto da una situazione di sfruttamento, spesso è vittima di grossi traumi e ha bisogno di essere accompagnato anche dal punto di vista psicologico. C’è difficoltà a fidarsi e a entrare in una relazione autentica con qualcuno, che non implichi una sottomissione. «La prima parte del nostro lavoro riguarda la costruzione di una percezione di sicurezza e di un rapporto di fiducia», conclude Taricco, «che passa anche attraverso strumenti che potremmo definire materiali – l’apprendimento dell’italiano, per esempio, o la regolarizzazione, l’inserimento a scuola dove ci sono bambini. C’è poi un supporto psicologico che punta a renderle protagoniste della loro storia, anche se hanno attraversato traiettorie dolorose che rimangono dentro di loro. Gli chiediamo che sogno hanno. Per noi è una domanda banale, ma loro faticano a rispondere, a percepirsi come una persona che ha un desiderio e ha dentro di sé talenti e risorse».

Foto nell’articolo tratte dal report

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