Controesodo
Restare non è follia. Antonella, 22 anni, investe nella sua Roseto Valfortore
«Aprire un'attività in un piccolo comune di circa mille abitanti non è follia, ma onore», ci dice la giovane pasticciera che ha deciso di non emigrare. Un finanziamento bancario, il sostegno della famiglia e una "economia delle relazioni" che genera "economia della felicità"

Non ne ha proprio voluto sapere: ha studiato all’Istituto alberghiero di Lucera, si è diplomata col massimo dei voti e con una menzione speciale.
E quando sua mamma voleva mandarla a Parma per un futuro migliore, Antonella, insieme a sua sorella Margherita, ha invece chiesto ai genitori di investire in un piccolo locale nella “sua” Roseto Valfortore, comune in provincia di Foggia.
Antonella Pinto ha 22 anni, una carica di passione, talento, determinazione e voglia di crescere professionalmente. Ha creduto, e crede, che continuare a vivere in un piccolo comune tra le colline della Daunia non si affatto un ostacolo ad una carriera piena di successi.
E con la benedizione di don Stefano, della sindaca e di tutta la comunità ha tagliato il nastro della sua bella pasticceria. «È un orgoglio e un piacere per me, come sindaco e cittadina, assistere all’apertura di una nuova attività soprattutto se a gestirla è una ragazza di giovane età, molto brava. È una crescita dell’intero paese. Esprimo ad Antonella i miei complimenti e le auguro di realizzare quanto di bello ha in mente», ha detto Lucilla Parisi, sindaca di Roseto Valfortore, applaudendo a questa saracinesca riaperta tra i vicoli del suo Comune.

In un momento storico in cui lo spopolamento è il morso che aggredisce le chance di futuro di aree interne e piccoli comuni cosa spinge una ragazza giovanissima a restare tra le colline daune in un borgo di circa mille abitanti?
Ho deciso di restare nel mio piccolo paese perché io qui sono cresciuta, c’è la mia famiglia. Noi abbiamo sempre condiviso tutto, soprattutto il lavoro. Mamma e papà hanno fatto per anni sacrifici per me e mia sorella proprio per darci un futuro e sinceramente non me la sono sentita di lasciarli soli e andar via.
Comprendo benissimo, però quassù è difficile immaginare di vivere esperienze significative, incontrare il mondo, conoscere nuovi metodi di lavoro…
Certo, forse restando a Roseto ho rinunciato a molte “cose” materiali e molte opportunità. Però secondo lei non è altrettanto importante e gratificante restare ed avere accanto famiglia, amici che ti vogliono bene, persone che ti chiamano per nome, che entrano e ti sorridono?

Forse però professionalmente avrebbe potuto crescere di più
Guardi, in un piccolo paese se non ti migliori, se non garantisci il massimo della qualità sia in termini di prodotto che di materie prime che di “presentazione” perdi credibilità molto di più che in una grande città. Io ogni giorno preparo tutto fresco e quando lo faccio penso ad ognuna delle persone che entrano qui.
Come ha ottenuto i finanziamenti per la sua impresa?
Con finanziamenti bancari. All’inizio non mi sentivo all’altezza di una cosa così grande, ma ho avuto il sostegno e l’appoggio dei miei genitori. Mio padre da più di 30 anni ha il bar-ristorante-pizzeria qui accanto. Abbiamo fatto una “aggiunta” al locale ed ho aperto la mia pasticceria. Nel 2013, invece, mia madre ha aperto un affittacamere sempre qui a Roseto.
Insomma, ci credete proprio, nella “restanza”…
So che aprire qualcosa in un borgo così piccolo è da pazzi, molti ancora ora mi chiedono il perché di questa follia. Ma io francamente rispondo dicendo che la vita è una e se non si fa quello che si desidera poi con il tempo potremmo pentircene.
Cosa immagina, nel suo futuro?
Io auguro a me stessa il meglio. Vorrei imparare sempre più cose e dimostrare che aprire un’attività del genere qui non è follia ma onore. Non mi spaventano né il lavoro né la stanchezza perché vedere la felicità negli occhi dei clienti che se ne vanno o tornano soddisfatti dei dolci che hanno mangiato non ha prezzo.
foto: Antonella Pinto
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