In vacanza con
Così le nostre mamme fanno pace con il mare
Un’attività che Fondazione Asilo Mariuccia cura da sempre sono i soggiorni estivi. Le mamme con bambini ospiti delle comunità e delle case per l’autonomia, infatti ad agosto trascorrono dei giorni in riviera. «Ci trasferiamo in Romagna. Un’esperienza spesso inedita per le donne e i loro figli. Purtroppo per molte resta l’unica», racconta Rosanna Giordanelli, responsabile dei servizi socio-educativi

«Al mare a fare cosa?». È questa l’osservazione che spesso si sentono fare gli educatori di Fondazione Asilo Mariuccia all’approssimarsi dell’estate. A fare questa domanda sono le donne accolte nella comunità mamma-bambino di Milano. Negli ultimi anni, osserva Rosanna Giordanelli, responsabile dei servizi socio-educativi della fondazione a Milano, «è aumentato il numero delle donne arrivate in Italia per mare, in traversate spaventose e difficili da raccontare. Per loro l’idea di vacanza è un concetto totalmente estraneo e l’unica esperienza di mare che hanno avuto è legata alla paura, alla notte». Difficile dunque pensare al mare come a un’esperienza di spensieratezza. Ed è qui che si innesta il lavoro educativo che viene portato avanti.
Tante le donne arrivate dopo una traversata
«A livello emotivo è molto difficile spiegare a queste donne di cosa stiamo parlando quando offriamo la possibilità di andare al mare, perché noi l’esperienza della traversata probabilmente non potremo mai capirla», continua Giordanelli. «È però anche stimolante riuscire ad accompagnarle in un’esperienza totalmente diversa, un’esperienza positiva che vuole essere un momento di cura per loro, partendo da quello che è il loro vissuto in questo momento».
Far pace con l’idea del mare
Un esempio è quello di una mamma arrivata con una traversata dalla Libia. «Non riusciva a capire che cosa andassimo a fare al mare. Le abbiamo detto che saremmo stati sulla spiaggia. Per noi è stato un successo enorme che ci lasciasse accompagnare i suoi bambini a giocare in acqua. Con il passare dei giorni pian piano anche lei ha messo i piedi sulla riva e poi è arrivata a immergersi facendo un’esperienza positiva di qualcosa che per lei invece rappresentava solo trauma, paura e morte. In un certo senso» osserva, «ha fatto pace con l’idea del mare».


«Tutte le famiglie accolte nelle nostre comunità vengono accompagnate al mare», spiega Giordanelli. Dopo aver cambiato diverse strutture, da alcuni anni la meta è sempre la stessa: una casa-vacanza sulla riviera romagnola.
Le comunità a Milano chiudono e… aprono al mare
Quando Giordanelli dice «tutte le famiglie», intende proprio tutte. Perché, continua, dopo che Fam «ha riconosciuto il loro valore educativo dell’esperienza, questi momenti di vacanza per noi rappresentano davvero un trasferirci in un altro luogo continuando però a portare avanti il nostro lavoro quotidiano con le famiglie. Le comunità di Milano chiudono proprio».
Spostandosi in Romagna però il lavoro educativo non si interrompe. La casa-vacanza del resto garantisce un servizio alberghiero che comprende tutto, con la spiaggia ad uso esclusivo. «Questo da un lato ci consente di portare avanti il nostro lavoro educativo, di accompagnamento, di osservazione e di sostegno alle fragilità educative in una quotidianità molto diversa rispetto a quella milanese», precisa Giordanelli. Che aggiunge: «Gli educatori sono presenti di giorno e di notte, esattamente come in comunità, sono accanto alle mamme anche perché dobbiamo continuare a garantire il presidio che il Tribunale dei minori ci chiede».
Giorni fuori dalla routine
Per le donne fragili che vengono accolte dalla fondazione e per il loro figli questi giorni di mare sono spesso la prima esperienza in un contesto più spensierato. Le tre comunità, una trentina di persone con due educatori per struttura trascorrono una decina di giorni tra passeggiate, bagni in mare, giochi e serenità. In riviera come a Milano gli educatori compilano un quaderno di osservazioni che «sono spesso molto diverse da quelle solite che vengono redatte sui bambini e sulla relazione mamma-bambino. Soprattutto si crea una magia che è quella della relazione tra gli educatori, le mamme e i bambini, che probabilmente beneficia di questa spensieratezza che esce dalla routine, dalla quotidianità data dalla vita in comunità».
Si crea una magia che è quella della relazione tra gli educatori, le mamme e i bambini, che probabilmente beneficia di questa spensieratezza che esce dalla routine
I progetti per l’autonomia e le vacanze
Un discorso diverso riguarda invece le donne ospitate nei 18 appartamenti dei progetti per l’autonomia della Fondazione. «Capita che alcune non abbiano le ferie o non possano prenderle in quel periodo e quindi non riescano a partire con il gruppo degli educatori. Ma sono poche. Quest’anno su tutte le nostre famiglie credo ne rimarranno tre a Milano, mentre partiranno una settantina di persone».

Poiché le donne coinvolte sono inserite in due progetti diversi – gli alloggi per l’autonomia e le comunità – anche le loro vacanze sono differenti. La struttura e la meta sono le stesse, ma cambiano i tempi (una decina di giorni per le comunità, cinque giorni per gli alloggi) e anche il lavoro educativo.
«Mentre le mamme che vivono in comunità sono abituate a vivere insieme, quelle che sono negli alloggi per l’autonomia sperimentano questa convivialità proprio all’interno delle giornate di mare. Si creano relazioni tra i bambini. Alcune mi raccontano “ci siamo conosciute al mare e siamo rimaste amiche”» continua la responsabile. «Questo è anche uno degli obiettivi, insegnare loro a creare buone relazioni perché nessuno di noi potrebbe sopravvivere da solo e diventa importante cercare negli altri una possibilità di aiuto».

E c’è chi vuole ritornare nella stessa spiaggia…
Che il periodo trascorso al mare sia positivo lo testimonia anche un piccolo particolare che – rivela Giordanelli – «capita spesso»: le mamme uscite dai progetti «ci telefonano per chiederci i contatti della casa-vacanze perché vogliono tornare in un posto che per loro ha rappresentato un momento bello della loro esperienza con noi. Così tornano in autonomia nel medesimo posto che già conoscono e dove si sentono in qualche modo un po’ più sicure».
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In apertura alcune famiglie di Fondazione Asilo Mariuccia in acqua nel corso di un soggiorno degli anni scorsi. Tutte le immagini sono da ufficio stampa
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