Matera
Biblioteca “Tommaso Stigliani” in stato di abbandono? Il Terzo settore scenda in campo
Nel cuore della città dei Sassi, il Palazzo dell’Annunziata ospita la storica Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani, oggi segnata da sale chiuse, impianti guasti e personale ridotto. Un modello di co-gestione con il Terzo settore, ispirato a esperienze italiane ed europee, potrebbe restituirle funzione e centralità, trasformandola in un laboratorio aperto alla comunità

In Piazza Vittorio Veneto, nel centro di Matera, il Palazzo dell’Annunziata è l’unico edificio storico del Piano a guardare in faccia l’antico Rione Sassi. Oggi ospita la Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani.
L’area urbana che sovrasta i Sassi si è sviluppata voltando loro le spalle, tenendo quel passato lontano dallo sguardo. Le finestre della Stigliani, invece, scavalcano impertinenti quelle quinte e si affacciano sull’antico rione, restituendolo alla vista.
Forse anche per questo la biblioteca ha sempre avuto un legame speciale con la comunità: non solo scaffali e volumi, ma un punto fermo della città che ricorda che non c’è futuro senza la forza di misurarsi con il proprio passato.
Oggi molte sale della Stigliani sono chiuse, interi settori inaccessibili e l’orario di apertura ridotto al minimo. L’impianto di climatizzazione è fuori uso da mesi, con estati soffocanti e inverni gelidi. Infiltrazioni e umidità mettono in pericolo non solo gli ambienti ma anche il patrimonio librario. Gli ascensori, fermi da oltre cinque mesi, escludono di fatto persone con disabilità e anziani.
È una progressiva perdita di funzione pubblica e di legame con la città, proprio mentre Matera si prepara a essere Capitale mediterranea della cultura e del dialogo 2026.
Restituire centralità sociale alla Stigliani
Le biblioteche stanno cambiando funzione in molte città: non più soltanto luoghi di prestito e conservazione, ma spazi aperti a usi sociali, culturali e comunitari. Per Matera, la Stigliani potrebbe non dover inventare nulla di nuovo: basterebbe recuperare la vocazione originaria di quel luogo come presidio civico, in grado di connettere la città con la propria storia e con chi oggi prova a costruire futuro.
Nell’ultima campagna elettorale materana, da ogni schieramento politico è arrivata la denuncia della mancanza di spazi aperti al sociale, alle associazioni, alle iniziative dal basso. Il coinvolgimento del Terzo settore, con la sua capacità di mobilitare reti, volontari, competenze e progettualità, potrebbe dare una risposta immediata a questa esigenza: ospitare attività di formazione e incontro, aprire la biblioteca a progetti condivisi, garantire un accesso quotidiano che sia occasione di studio ma anche di partecipazione civica.
Modelli e ispirazioni
In Italia e in Europa non mancano esempi di biblioteche pubbliche che hanno saputo reinventarsi, diventando spazi vivi e rilevanti per la comunità. A Bologna, la Biblioteca italiana delle donne, gestita dall’Associazione Orlando in convenzione con il Comune, è un centro di documentazione e un luogo di incontro su temi sociali e culturali. A Torino, il Polo del ’900 riunisce archivi, biblioteche e organizzazioni del Terzo settore in un’unica sede, con una programmazione condivisa di eventi e attività. La Fondazione Con il Sud, con il bando “Biblioteche e Comunità”, ha finanziato decine di progetti in cui enti locali e soggetti del Terzo settore hanno co-gestito biblioteche comunali, ampliandone orari, servizi e pubblico.
Anche in Europa si moltiplicano modelli che vanno in questa direzione: la rete Public Libraries 2030 collega “Lighthouse Libraries” che sperimentano nuove funzioni, dall’alfabetizzazione digitale alla lotta alle fake news, fino a ospitare dibattiti civici su clima e democrazia. La European Cultural Foundation, con il programma Europe Challenge, coinvolge biblioteche e comunità – comprese reti del Terzo settore – nella progettazione di soluzioni a bisogni locali, includendo anche realtà in aree remote.
Queste esperienze dimostrano che una biblioteca può essere molto più di un deposito di libri: con una gestione aperta e un programma condiviso tra istituzioni e Terzo settore, diventa un nodo strategico di una rete civica e culturale. La Stigliani, con la sua posizione unica e il suo patrimonio, ha tutte le carte in regola per esserlo.
Una proposta per la Stigliani
Non si tratta di “cedere” la biblioteca, ma di costruire un modello di co-gestione pubblico–comunitaria. L’ente proprietario manterrebbe la responsabilità della tutela del patrimonio librario e degli interventi strutturali, mentre il Terzo settore, attraverso le sue organizzazioni culturali e sociali, potrebbe occuparsi dell’animazione, dell’accoglienza e di servizi aggiuntivi.
Un accordo pluriennale definirebbe ruoli, obiettivi e indicatori di impatto: numero di ore di apertura settimanali, iniziative realizzate, nuovi utenti raggiunti. La biblioteca potrebbe diventare una sede stabile per le attività di reti del Terzo settore, con spazi concessi in uso condiviso e un calendario di eventi co-progettato.
Non si tratta di “cedere” la biblioteca, ma di costruire un modello di co-gestione pubblico–comunitaria
Questa soluzione non richiederebbe di attendere grandi opere o piani straordinari: esistono già strumenti e finanziamenti, dal Pnrr ai fondi europei, fino a bandi nazionali per la rigenerazione culturale e sociale. Serve una cabina di regia subito, che metta intorno allo stesso tavolo Provincia, Comune, Terzo settore e mondo della scuola e dell’università.
Dal simbolo al laboratorio
Restituire centralità alla Stigliani non è un gesto simbolico, ma una scelta strategica: farne un laboratorio dove patrimonio librario, vita associativa e partecipazione civica si intrecciano. Un luogo dove chi entra per cercare un libro può trovare un corso di lingua per stranieri, un laboratorio per bambini, un dibattito pubblico.
Foto in copertina: Palazzo dell’Annunziata a Matera, in Piazza Vittorio Veneto — © Luca Aless, Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 4.0
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