Ambiente

Canzoni d’amore per il clima con il gruppo musicale “Eugenio in Via Di Gioia”

La band è tra i testimonial della Carovana dei Ghiacciai, la campagna di Legambiente che attraversa l'Italia per monitorare gli effetti della crisi climatica sugli ecosistemi montani e promuovere azioni concrete per la loro tutela. Il gruppo nato a Torino da sempre mette in musica la speranza in un mondo più sostenibile. Il frontman Eugenio Corsaro: «La rivoluzione che cerchiamo nelle comunità deve avvenire prima di tutto in noi stessi»

di Daria Capitani

Che cos’hanno in comune una band che dell’amore ha fatto la sua bandiera (tanto da dedicarci un disco) e la Carovana dei ghiacciai che sta attraversando l’Italia per monitorare lo stato di salute dei giganti bianchi? Forse proprio l’amore, o meglio, il coraggio di costruire speranza.

Fino al 2 settembre, per il sesto anno consecutivo, Legambiente è in viaggio lungo l’arco alpino e oltre i confini nazionali per raccontare gli effetti della crisi climatica sugli ecosistemi montani e promuovere azioni concrete per la loro tutela, in collaborazione con il Comitato glaciologico italiano e Cipra Italia. Ogni snodo è accompagnato da eventi culturali, performance artistiche e azioni simboliche (ieri mattina i dati della prima tappa in Svizzera sul ghiacciaio Aletsch, hanno restituito la fotografia di un oceano di ghiaccio in forte sofferenza, qui il video).

Tra i testimonial dell’iniziativa, compaiono gli Eugenio in Via di Gioia, che da sempre mettono in musica la speranza in un mondo più sostenibile. Nati a Torino nel 2012, hanno suonato ovunque: in treno, nei club, nei festival estivi. Nel 2020 al Festival di Sanremo hanno vinto il premio della critica Mia Martini con la canzone Tsunami. Sono stati definiti “cantori delle piccole cose”, “artisti attivisti”, “buskers mainstream”, ma per Eugenio Corsaro, frontman del gruppo, la vera chiave per raccontarli sta nell’inclusione: «Ci piace suonare per strada di fronte a un pubblico di passaggio tanto quanto arrivare alle orecchie di tutti. Può sembrare un ossimoro, ma per noi queste due anime convivono».

L’ultimo album è una presa di coscienza più personale e meno collettiva. È il culmine di un viaggio che ci ha fatto guardare in un’ottica introspettiva. Crediamo davvero che una volta trovata la pace dentro noi stessi riusciremo a esportarla e a condividerla con gli altri

Eugenio Corsaro

Eugenio in Via Di Gioia è l’incontro dei nomi e cognomi dei fondatori della band (Eugenio Corsaro, Emanuele Via, Paolo Di Gioia, a cui si è aggiunto poco dopo Lorenzo Federici), ma è anche una dichiarazione di intenti. Andare in cerca di gioia è una bella responsabilità nel mondo che abitiamo. Dove la trovate?

Siamo come la coccinella. Gode della reputazione di portare fortuna, e così è diventata fortunata: nessuno la uccide più. L’incontro dei nostri cognomi e nomi ha fatto sì che le persone iniziassero non soltanto a chiamarci “in via di gioia”, ma anche a immaginarci felici. I sorrisi che incontriamo ai concerti incidono sulle nostre vite, esattamente come accade per la coccinella.

Gli Eugenio in Via Di Gioia. (Fotografia di Simone Biavati)

La questione ambientale è un tema ricorrente nelle vostre canzoni. Come nasce questo impegno?

Abbiamo iniziato a occuparci di questi argomenti ben prima che diventassero mainstream. Io e il tastierista Emanuele Via abbiamo frequentato insieme il corso in Design e Comunicazione visiva al Politecnico di Torino: ci occupavamo di design sistemico, un nuovo approccio al progetto e ai processi produttivi che promuove modelli di sviluppo inclusivi, lungimiranti e sostenibili. Ci siamo resi conto di quanto rapido fosse il ciclo di vita di un prodotto o servizio, abbiamo studiato sui libri i rischi connessi al riscaldamento globale e l’importanza di un’economia circolare. Ci siamo chiesti quanto influisca l’essere umano sul benessere dell’ecosistema e su come le nostre vite impattino sull’ambiente. È stato naturale iniziare a parlarne nelle canzoni, il posto in cui custodire un’urgenza che nel frattempo è diventata emergenza.

Come si è intersecato il vostro percorso con quello della Carovana dei ghiacciai?

Negli anni abbiamo scritto tante canzoni legate all’ambiente. Lo abbiamo fatto di pancia, come in All You can eat, un brano sul consumismo estremo che attraversa le nostre vite, e in modo ironico ne La punta dell’iceberg, ambientata in un ipotetico 2050 in cui tutti i ghiacciai non esisteranno più. Abbiamo adottato un tono ora arrabbiato ora romantico per sensibilizzare quante più persone possibili sulla tutela del Pianeta. Credo sia stata l’assonanza di sguardi a guidare l’incontro con la Carovana dei ghiacciai: siamo felici di partecipare a questa campagna, insieme possiamo generare un’onda d’urto comunicativa sempre maggiore.

Un’immagine dalla prima tappa della Carovana dei ghiacciai 2025.
(Fotografia di Fabio Tullio per Legambiente)

All’uscita del singolo Terra nel 2022, avete radunato 150 persone a Torino, in piazza San Carlo, per comporre in una notte con 2mila gessetti la più grande dichiarazione d’amore mai scritta per il Pianeta: “Ti amo ancora”. Se quel messaggio doveste scriverlo oggi, quali parole conterrebbe?

La frase sarebbe sempre la stessa, perché eterna: “Ti amo ancora”. È stata una notte unica, non tanto per quello che abbiamo fatto ma per come lo abbiamo realizzato. Una dichiarazione d’amore di per sé non cambia le cose, anzi se possibile le complica, perché il giorno dopo abbiamo dovuto pulire tutta la piazza. Il “come” è stato indicativo: 150 persone, insieme, in sette ore hanno realizzato qualcosa che da sole non avrebbero mai potuto fare. Tanti atomi vicini diventano molecola, insieme formano una cellula e poi un organismo: il risultato è superiore alla somma delle singole parti, se queste collaborano.

Nel 2019, anno di uscita di Natura Viva, avete ripiantato grazie a una campagna di crowdfunding una foresta in Trentino Alto Adige distrutta dalla tempesta Vaia. Con il disco successivo Amore e rivoluzione avete portato la natura in città, «per trasformare il grigio cemento in giungla urbana». L’amore è tutto, l’album uscito a marzo, come si colloca in questo percorso ideale?

È una presa di coscienza più personale e meno collettiva. È il culmine di un viaggio che ci ha fatto guardare in un’ottica introspettiva: abbiamo realizzato che quello che cercavamo di raccontare del contesto che ci circonda è ciò che accade tutti i giorni nella nostra testa. La rivoluzione che cerchiamo nelle comunità deve avvenire prima di tutto in noi stessi: può sembrare un concetto più spirituale che politico, ma crediamo davvero che una volta trovata la pace dentro noi stessi riusciremo a esportarla e a condividerla con gli altri.

Le canzoni non cambieranno il mondo però lo possono raccontare e, nel farlo, può succedere che le cose cambino davvero

Eugenio Corsaro, frontman Eugenio in Via Di Gioia

Da un grande prato in Val d’Aosta a 2mila metri di quota al Festambiente di Legambiente, dal concerto del Primo Maggio a Roma a un’immersione in natura con il Viva Viva Fest in programma sabato 23 agosto. Il vostro tour estivo sta attraversando la penisola: la sostenibilità ambientale dei concerti è un obiettivo raggiungibile?

Il nostro tastierista sta portando avanti uno studio sull’impatto generato dai concerti. È un tema che ci sta molto a cuore, per questo guardiamo con attenzione all’impegno di artisti come Elisa, che ha realizzato a San Siro un intero concerto green. Nel nostro piccolo, chiediamo ai promoter locali e agli eventi che ci ospitano di evitare sprechi e di ridurre i rifiuti. Se ci troviamo in alta quota, cerchiamo di raggiungere il posto a piedi, chiediamo al nostro pubblico di fare lo stesso e riduciamo l’amplificazione al minimo per non creare un eccessivo inquinamento acustico. Nei grossi concerti, è inutile negarlo, l’impatto è ancora enorme. Stiamo riflettendo sull’eventualità di organizzare più concerti per piccoli numeri dislocati in posti raggiungibili con i mezzi pubblici. Musica a chilometro zero ed energia pulita.

I vostri ultimi brani si portano dentro parole e pensieri di una generazione nativa digitale che cerca, come voi cantate, «un posto dove non c’è campo». Da Buio, che riflette sull’assenza, il dolore e la difficoltà di costruire relazioni profonde, a Infinito che racconta il sentirsi parte di un universo più grande, i rapporti umani vengono messi al centro. La sostenibilità ha a che fare anche con le relazioni?

Assolutamente sì. Una relazione sostenibile, in amicizia come in amore, è una relazione che non pretende nulla in cambio, è crescere insieme facendo tesoro l’uno della libertà dell’altro.

Eugenio Corsaro.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a innumerevoli grida d’allarme e appelli per l’ambiente caduti nel vuoto. Perché dirlo (ancora) con una canzone?

Le canzoni non cambieranno il mondo però lo possono raccontare e, nel farlo, può accadere che le cose cambino davvero. Guardare al futuro e rimanere ottimisti è sempre più complesso: la nostra ricetta per non impazzire è da sempre partecipare e fare ciò che più amiamo, suonare.

Fino al 23 agosto la Carovana dei ghiacciai fa tappa in Lombardia sul ghiacciaio del Ventina, per poi procedere verso l’Alto-Adige, sul ghiacciaio Ortles-Cevedale (dal 23 al 26 agosto) e in Germania sul Zugspitze (dal 26 al 29 agosto). Infine, approderà in Piemonte sui ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella. Si può firmare qui la petizione lanciata da Legambiente Una firma per i ghiacciai.

La fotografia della Carovana dei ghiacciai è di Fabio Tullio per Legambiente, quelle degli Eugenio in Via di Gioia sono di Simone Biavati

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