Oleksandr Timofeev è un imprenditore di Kharkiv, la seconda città ucraina, importante polo industriale e culturale, prossima al confine con la Russia e costantemente sotto attacco. La sua fabbrica è stata distrutta il 28 maggio dai droni russi, ma lui non si è dato per vinto. Con altri imprenditori ha dato vita ad una serie di iniziative economiche e di mutuo aiuto per far rimanere le aziende nella sua città. Tra queste è in fase di lancio la piattaforma digitale risetogetherfund.org i cui analisti hanno iniziato a catalogare le aziende colpite dai russi durante la guerra. Il conto è impressionante: 230 fabbriche distrutte nella sola città di Kharkiv e 722 nella regione. Di queste ultime ben 630 sono imprese agricole. Tutte necessitano di ricostruzione. Il livello medio di perdite per impresa varia da centinaia di migliaia a diversi milioni di dollari, a seconda della dimensione e del settore. Timofeev sarà uno degli esponenti della società civile che i pellegrini del Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean) incontreranno ad ottobre durante il Giubileo della speranza in Ucraina.
Kharkiv è un luogo dove è molto difficile fare l’imprenditore in questo momento. Signor Timofeev ci racconti che cosa è successo alla sua fabbrica.
La mia fabbrica, la Kharkiv Himprom è stata distrutta dagli Shahed il 28 maggio. Era un’azienda moderna, specializzata nella produzione di contenitori di plastica multistrato per micro-fertilizzanti. Utilizzava attrezzature uniche italiane della ditta Uniloy Milacron. Specialisti e tecnici italiani venivano da noi e ci insegnavano come produrre contenitori di plastica. Prima della guerra, avevo circa 300 dipendenti che permettevano di garantire il sostentamento di circa mille persone nei villaggi vicini. C’erano persone che lavoravano per me da 15-20 anni. Per 15 anni, Kharkiv Himprom è stata un’azienda molto forte. Eravamo uno dei leader in Ucraina e esportavamo molto verso i paesi dell’Ue, come Ungheria, Polonia, Bulgaria e Romania. Nel dicembre 2022, a causa della guerra avevamo rilocalizzato parte delle attrezzature in Transcarpazia, ma ne avevamo lasciato circa il 50 percento a Kharkiv, affinché i miei dipendenti potessero continuare a lavorare per portare denaro alle loro famiglie. Ma dopo la distruzione delle attrezzature rimaste, ho deciso che avrei trasferito tutta la produzione in Transcarpazia. Al momento, la produzione di Kharkiv Himprom è stata sospesa. Per due mesi, sto ancora sostenendo i dipendenti, pagando loro lo stipendio, ma dal primo settembre dovrò licenziarli. Ho molti partner nella comunità imprenditoriale e nel consiglio delle imprese che potranno riassumerli. Purtroppo, il cielo sopra Kharkiv e l’Ucraina non è chiuso e lo stato attualmente non ha né meccanismi né strumenti per sostenere le imprese distrutte.
Kharkiv è una delle città industriali più importanti dell’Ucraina. Qual è lo stato dell’industria della città oggi, dopo più di tre anni di guerra?
Molte aziende di Kharkiv sono già state distrutte o delocalizzate, ma fortunatamente ancora molti imprenditori con le loro attività rimangono. Kharkiv continua a vivere, ci risiedono ancora oltre 1 milione di persone. I bambini vanno in scuole protette. Lavorano ristoranti, bar, cinema e perfino le spa, i bei parchi sono curati. E per questo anch’io rimango e lavoro a Kharkiv. Il nostro modello economico si sta trasformando dall’individuale al collettivo, una modalità di comunione e mutuo soccorso. È il modello della comunità imprenditoriale “Board”, che io dirigo nella città di Kharkiv. E in “Board” abbiamo un motto: “Come posso aiutarti?”. Se prima della guerra gli abitanti di Kharkiv, ad esempio produttori o ristoratori, competevano duramente, ora cercano di collaborare. Perché il nemico non siamo noi imprenditori, ma abbiamo un unico nemico. E questo ci unisce, ci spinge ad aiutarci a vicenda. Kharkiv è una città molto importante, dove ci sono molti istituti, università, scienziati, specialisti, e tutti sono rimasti qui. E per questo Kharkiv continua a lavorare: i dati ufficiali dicono che è addirittura aumentato il gettito fiscale. La nostra business community ha avuto di recente un incontro con il capo del nostro stato, Zelensky, che è venuto a Kharkiv. In quell’occasione gli abbiamo detto che a Kharkiv, come tutte le città del fronte, siano istituite delle zone economiche speciali, sia per far rimanere le imprese che ancora sono in città, sia per agevolare il ritorno di quelle che sono andate via. Questo si può ottenere se chiudiamo al massimo il cielo sopra la città.
Ci parli più a fondo di Board.
“Board” è una comunità imprenditoriale internazionale con circa 2.200 partecipanti in tutto il mondo, in paesi come Spagna, Canada, America, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria. “Board Ukraine” è presente in 35 località del nostro paese. Il nostro obiettivo è unire e aiutare lo sviluppo delle attività di tutti i partecipanti alla comunità a prescindere dal fatturato. Per noi è importante che ogni partecipante condivida i nostri valori e voglia crescere. È un’associazione che si basa sulla fiducia, la spiritualità, la schiettezza. Crediamo che, come in Italia dove lo sviluppo economico iniziò con i “comuni” che si riunivano, “insieme è più veloce”.
Che azioni fate con la vostra associazione?
Ci riuniamo, condividiamo la nostra esperienza e aiutiamo anche gli imprenditori più giovani e meno esperti. Anch’io sento che sto crescendo grazie a questa associazione. Ogni incontro è un’opportunità per imparare dagli altri. Ci sono molte associazioni imprenditoriali in Ucraina, ma durante il primo anno di guerra, solo “Board” ha continuato a funzionare attivamente, perché si sono unite persone che condividono gli stessi valori. Prima della guerra, il “Board” di Kharkiv aveva circa 65 partecipanti, all’inizio della guerra erano rimasti 30. Ora sono 100. Questo dimostra che negli anni di guerra i partecipanti hanno capito che da soli non si può combattere o lavorare; solo nell’unione si possono raggiungere i successi. Ho l’obiettivo di invitare altri 20-30 imprenditori importanti di Kharkiv entro la fine dell’anno.
Lei è anche tra i promotori della piattaforma “Rise Together”. Ce ne parli.
“Rise Together” (risetogetherfund.org) è una piattaforma di crowdfunding per dare una seconda possibilità di vita alle imprese colpite dalla guerra a Kharkiv. Dimostra che gli imprenditori colpiti dalla guerra non stanno con le mani in mano, ma si aiutano l’un l’altro. Quando la mia azienda è stata distrutta, e aspettavo l’aiuto dello stato, mi sono ritrovato da solo. Allora imprenditori da tutta l’Ucraina mi hanno dato una mano. Ho ricevuto vari tipi di aiuto: ad esempio giubbotti antiproiettile per i miei dipendenti che dovevano smantellare le attrezzature, e gru per la demolizione sicura dei capannoni distrutti. In generale noi imprenditori ce la caviamo senza il sussidio statale e con questo spirito è nata Risetogheter, una piattaforma fatta da imprenditori per altri imprenditori.
Rise Together non è ancora operativa, quando lo sarà?
La piattaforma non è ancora operativa, siamo nella fase di “packaging”, per definire la struttura legale e il sistema di pagamento. È fondamentale che tutto sia trasparente: come arrivano i soldi e dove vanno. Vogliamo che un imprenditore o un comune, ad esempio italiano, possa vedere come e quando i soldi vengono utilizzati per aiutare un’impresa di Kharkiv. La piattaforma potrebbe anche includere opzioni per aiuti non solo finanziari, ma anche sotto forma di attrezzature industriali o macchinari, magari finanziati da governi stranieri. Le imprese danneggiate potranno non solo raccogliere fondi, ma anche ricevere consulenza da imprenditori che hanno già superato delle crisi. Ho presentato di recente l’iniziativa al nuovo Ministro dell’Economia, Sobolev, a Kiev. Gli è piaciuta molto e ha detto che è necessario creare un gruppo di lavoro per dare a ogni imprenditore una “roadmap” su come agire se dovesse subire un attacco. Ho incontrato imprenditori americani e del settore IT che vogliono aiutare non solo Kharkiv Himprom, ma tutti gli imprenditori che hanno subito danni, investendo nella piattaforma. In futuro, intendiamo estendere la piattaforma per includere le attività dalle città di frontiera che hanno sofferto, come Sumy, Odessa o Dnipro. Nel frattempo abbiamo iniziato a redigere un registro delle imprese di Kharkiv colpite e distrutte.
Quante sono le imprese di Kharkiv danneggiate?
La prima ricerca degli analisti di Risetogheter parla di quasi 1000 imprese della regione di Kharkiv distrutte o danneggiate dalla guerra. Nella città di Kharkiv sono state distrutte 230 imprese private. Tutte necessitano di ricostruzione. Nella regione di Kharkiv, 722 imprese hanno subito distruzioni o danni rilevanti, di cui: 92 grandi e medie aziende, 630 imprese agricole. Il livello medio di perdite per impresa varia da centinaia di migliaia a diversi milioni di dollari, a seconda della dimensione e del settore.
Che cosa ha cambiato in lei come imprenditore e come uomo la guerra?
La guerra mi ha reso più forte. Mi ha mostrato che si deve amare la vita e vivere ogni giorno. Dedico più tempo alla famiglia e vado più spesso in chiesa. Mi ha insegnato ad aiutare gli altri, a dare di più di quello che ricevo. Ho imparato ad amare la mia città e il mio paese, e a capire che il paese ha bisogno di un esercito forte e patriottico. Come imprenditore la guerra mi ha insegnato a diversificare le attività. Se Putin e i suoi generali mi vedessero ora, si stupirebbero quanto sono diventato più forte: voglio lavorare e aiutare di più. Ho imparato a lottare e a non arrendermi. E ho la speranza che tutto andrà bene.
A ottobre numerosi pellegrini verranno dall’Europa per partecipare al Giubileo della Speranza in Ucraina. Che messaggio vuole lanciare loro?
Ringrazio le persone che verranno a sostenere l’Ucraina. Voglio dire che solo l’umanità, la spiritualità e l’essere insieme ci aiuteranno a superare questo momento buio. Ritengo che noi che viviamo qui e i pellegrini che verranno in Ucraina siamo uomini di luce. La luce è più forte delle tenebre. E il fatto che ci siano persone che, nella condizione pericolosa in cui noi siamo, sono disposte a venire a darci una mano, porta la luce. La solidarietà umana è più forte di qualsiasi aggressione. Il sostegno spirituale è più importante di una semplice donazione. Una persona pura e credente è imbattibile.
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