Sicurezza e occupazione

I morti sul lavoro sono molti di più di quelli “ufficiali”: uno ogni sei ore

Sette in due giorni. È l’ultimo drammatico bollettino delle morti bianche. «Tre-quattro al giorno è la media. Io tengo il conto da 18 anni», dice Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro, dai cui dati emerge che, dall'inizio dell'anno, le vittime sul luogo di lavoro sono state 705. «I numeri sono ben più alti di quelli forniti dall’Inail: vi spiego perché»

di Ilaria Dioguardi

Avevano tra i 45 e i 74 anni, lavoravano da Torino a Catania, passando per Monza, Policoro, Assisi Ostia e Roma. Sono gli ultimi morti sul lavoro in Italia, in due giorni. «Dall’inizio del 2025 sono stati 705 i morti sul luogo di lavoro, le vittime complessive per infortunio sul luogo di lavoro sono state oltre mille», denuncia Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio nazionale di Bologna morti sul lavoro.

La conta delle morti bianche Soricelli, ex metalmeccanico, l’ha iniziata a dicembre 2007, da quando avvenne la “tragedia Thyssenkrupp”. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre di quell’anno, nello stabilimento di Torino, morirono sette lavoratori in un incendio nell’acciaieria. «Cercai in rete quanti morti sul lavoro c’erano stati in quell’anno, ma gli unici dati che trovai erano quelli forniti dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro-Inail, fermi a molti mesi prima. Allora decisi di iniziare io il monitoraggio. Ai 705 morti sul luogo di lavoro vanno aggiunte le “vittime per infortunio sul luogo di lavoro” (lavoratori che subiscono un danno fisico – morte, invalidità permanente o temporanea – a causa di un evento improvviso e violento legato alla propria attività lavorativa o al tragitto casa-lavoro, ndr) e si arriva ad oltre mille».

«Ogni sei ore e pochi minuti un lavoratore perde la vita»

«Il 2025 è l’anno più tragico da quando esiste l’Osservatorio», dice Soricelli.  Fino al 31 luglio 2025, i morti sui luoghi di lavoro sono stati 621 secondo i dati curati da Soricelli, esclusi gli incidenti “in itinere”, nel percorso per/da il posto in cui si lavora. «Il ritmo delle morti è spaventoso: ogni sei ore e pochi minuti un lavoratore perde la vita».

Ma se si considerano i dati “ufficiali” pubblicati dall’Inail emerge che le vittime sul lavoro nei primi sette mesi dell’anno sono state 437 per infortuni mortali sul posto di lavoro (e 170 in itinere). Sono quasi 200 in meno. «Questo perché i dati Inail escludono migliaia di lavoratori non assicurati o assicurati con altri enti. Quella fotografia così rappresenta un’enorme sottostima della realtà».

Nel 2025 già 103 agricoltori morti schiacciati dal trattore

Per esempio, solo in agricoltura dall’inizio dell’anno «sono già 103 gli agricoltori morti schiacciati da un trattore. La stragrande maggioranza non compare nelle statistiche Inail perché non sono dipendenti. Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni; di questi, il 17% ha più di 70 anni. Il 32% delle vittime è costituito da lavoratori stranieri, che sotto i 65 anni diventeranno presto la maggioranza delle vittime sui luoghi di lavoro», commenta Soricelli.

«Molti lavoratori del Sud muoiono in trasferta al Nord. Le donne muoiono meno sui luoghi di lavoro, ma quasi quanto gli uomini in itinere, spesso per la fretta e la stanchezza nel conciliare lavoro e famiglia».

La maggioranza dei decessi in aziende piccole o piccolissime

«Dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori con il Jobs Act, l’aumento dei morti è stato del 43%. La legge voluta dal ministro Salvini (il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, decreto legislativo 36/2023, ndr), che ha voluto il “subappalto a cascata”, ha provocato un aumento del 15% dei decessi, soprattutto in edilizia e appalti pubblici», dice Soricelli. Tra le grandi tragedie degli ultimi tempi, i cinque operai morti nel cantiere dell’Esselunga di Firenze il 16 febbraio 2024, «con ben 49 aziende subappaltatrici. Come si può pensare di fare sicurezza così? Il problema è che non si investe sulla sicurezza, c’è poco controllo, si risparmia dove non bisognerebbe risparmiare. Prima di tutto bisognerebbe investire sulla formazione. Ma intendo quella pratica, non sulla carta e davanti ad uno schermo. La formazione si fa soprattutto nelle grandi aziende, mentre la maggioranza dei decessi avviene in aziende piccole o piccolissime».

Un lavoro di memoria e di denuncia

Quello di Soricelli è un lavoro di memoria e di denuncia. «È il primo e unico osservatorio italiano che monitora tutti i caduti sul lavoro, anche quelli non coperti da Inail, lavoratori in nero o con assicurazioni diverse. Ogni vittima è registrata con nome, età, professione, nazionalità e luogo della tragedia», si legge sul sito. «Ho iniziato questo mio lavoro insieme al giornalista Santo Della Volpe, scomparso nel 2015. Dall’1 gennaio 2008 tutti i dati sono registrati. Lo faccio per amore della giustizia sociale, per amore verso il prossimo, per questi morti che, altrimenti, neanche verrebbero contati come vittime sul lavoro. In tutti questi anni di monitoraggio, ho notato che la sensibilità degli italiani è aumentata su questa tragedia», conclude Soricelli, «tranne quella dei politici».

Foto di Emma Houghton su Unsplash

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