Famiglia

Fertilità: la fotografia della Societa’ Italiana della Contraccezione

n lieve ripresa il numero di figli nati per ogni donna, soprattutto per un apporto di fertilita' da parte delle popolazioni immigrate; in diminuzione il ricorso all'aborto volontario, ma in crescita

di Redazione

In lieve ripresa il numero di figli nati per ogni donna, soprattutto per un apporto di fertilita’ da parte delle popolazioni immigrate; in diminuzione il ricorso all’aborto volontario, ma in crescita il numero di aborti spontanei influenzati dallo spostamento in avanti dell’eta’ del primo parto. In posizioni di retroguardia, la donna italiana, rispetto all’Europa – ma anche alla sola Europa del Sud in cui pochi paesi hanno un utilizzo inferiore al nostro – per quanto riguarda il ricorso alla contraccezione ormonale (pillola, cerotto, anello contraccettivo). In crescita il ricorso al profilattico – anche tra i giovani – come conseguenza della maggiore consapevolezza della necessita’ di difendersi dalle malattie a trasmissione sessuale e in particolare dall’AIDS. Questa l’istantanea tracciata da Emilio Arisi, Direttore della Ostetricia-Ginecologia dell’Ospedale S. Chiara di Trento, in apertura del Primo Congresso Nazionale della S.I.C.-Societa’ Italiana della Contraccezione, in svogimento a Modena fino a sabato 18 giugno. “Queste indicazioni, ci fanno comprendere come molto si debba ancora fare: da un lato per l’informazione e l’educazione alla contraccezione, e per sensibilizzare in particolare i giovani che spesso la dimenticano o per lo meno dimenticano di proteggersi dalle malattie sessualmente trasmesse; dall’altro per adeguarsi ai nuovi bisogni che emergono dal profondo mutamento sociale, e anche etnico, in corso nel nostro paese”, ha detto Annibale Volpe, Presidente SIC. In Italia la fertilita’ e’ caratterizzata in questi ultimi anni da una modesta ripresa del numero di figli per donna, passando da 1,22 figli nel 1999 a 1,30 nel 2003, grazie alle donne immigrate da Paesi a piu’ alto tasso di nascite. Tuttavia, nel 2050 si stima che la popolazione italiana possa essere attorno ai 50 milioni, con un saldo negativo rispetto ad oggi di oltre 7milioni di persone, pari a circa il 12 per cento di popolazione in meno. L’eta’ media delle donne al primo parto, passata da 25 anni e mezzo nel 1961 a 28 anni nel 2001, si sposta progressivamente in avanti riducendo anche la probabilita’ di un secondo o di un successivo parto. A cio’ si lega probabilmente anche l’aumento costante negli anni dell’aborto spontaneo, che viene certamente influenzato dall’invecchiamento riproduttivo: da 56.157 casi nel 1982 a 70.235 nel 2001. Diminuisce, invece, il ricorso all’aborto volontario: da 234.801 nel 1982 a 132.795 nel 2003, con una riduzione percentuale del 43,4 per cento, ha ricordardato Arisi. Le donne straniere che hanno praticato l’aborto sono passate da 8.967 nel 1995 a 29.263 nel 2002, con un aumento complessivo del 226.3 per cento. Per quanto riguarda l’ambito dei metodi anticoncezionali, certamente l’Italia si colloca in una posizione di medio-basso utilizzo della contraccezione ormonale rispetto all’Europa in generale, ove in alcune nazioni circa il 50 per cento delle donne in eta’ fertile usa la pillola, ma si pone in posizione arretrata anche rispetto alla sola Europa del sud, in cui solo alcuni paesi hanno un utilizzo inferiore al nostro. “Uno studio effettuato nel 2003 su 12.138 donne scelte casualmente in 5 paesi europei, che includeva anche 2.301 donne italiane – ha spiegato Arisi – stimava che in Italia 2,6 milioni di donne utilizzassero la contraccezione ormonale (in realta’ la pillola, in quanto cerotto e anello contraccettivo non erano ancora disponibili, ndr) con una percentuale d’uso del 19 per cento nelle donne di 15-49 anni. In base alle stime ricavate dai dati delle vendite in farmacia (dati 2002), la percentuale di donne italiane di 15-45 anni che utilizzano la contraccezione ormonale mostra nette differenze tra Nord, Centro e Sud: circa il 24 per cento al Nord, il 20 per cento al Centro e poco piu’ del 13 per cento al Sud. Queste differenze tra le varie macro-aree d’Italia si vanno comunque appiattendo con il passare degli anni: le donne della Sardegna risultano da anni le maggiori utilizzatrici di contraccezione ormonale, seguite da Valle d’Aosta, Emilia, Liguria, Lombardia, Toscana e Trentino Alto-Adige; le minori utilizzatrici si trovano, in ordine crescente, in Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Molise, Sicilia.

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