Cultura
Il Meeting internazionale di Italia Solidale a Nairobi
Dal 15 al 25 luglio, sono in raduno nella capitale keniota oltre 400 rappresentanti missionari e laici di 84 missioni sparse ai quattro angoli del pianeta
di Redazione
“Siamo qui non per insegnarvi qualcosa ma per condividere con voi un’esperienza di collaborazione, per lo sviluppo della vita ovunque e di una Chiesa viva, missionaria ed ecumenica nel mondo”. Con queste parole P. Angelo Benolli, fondatore e presidente di Italia Solidale, ha accolto i 400 rappresentanti missionari e laici di 84 missioni di 17 diverse congregazioni e diocesi, venuti a Nairobi, al meeting internazionale di Italia Solidale, dal Sud America (Argentina, Brasile e Colombia), varie nazioni dell’Africa (Etiopia, Sud Sudan e Darfur, Uganda, Rwanda, Tanzania, Rep. Centrafricana, Kenya) e Asia (India), che collaborano con l’Associazione.
Un movimento di “persone per le persone”, così amano definire l’associazione i suoi volontari venuti in 15 dall’Italia, che arriva a 1.600.000 persone nel mondo, e che vede culture, razze, lingue e religioni diverse lavorare in uno spirito comune e per uno scopo condiviso: combattere ovunque le sofferenze umane, siano esse la guerra o la depressione, la fame materiale o spirituale, la malattia del corpo o dell’anima.
Come? Continua Padre Benolli: “Non facciamo progetti ma collaborazioni, non costruiamo strutture ma formiamo volontari, non ci interessano le raccolte di fondi ma le persone, non cerchiamo di realizzare opere o fare assistenza ma promuoviamo uno spirito di solidarietà, sviluppo e sussistenza valido per ogni bambino, famiglia e comunità, ovunque essi si trovino. Al centro c’è il bambino in cui vediamo Cristo Incarnato, quando soffre vediamo in lui Cristo Crocifisso, ma quando insieme lo aiutiamo a non morire è come Cristo che è Risorto ed infine nella comunicazione tra tutti noi in questo stesso spirito realizziamo Cristo Eucarestia, la vera Chiesa oggi.
E’ un nuovo modo di far missione oggi, una proposta culturale e missionaria per globalizzare la solidarietà e far fronte alle devastazioni della globalizzazione economica. La nostra forza si basa sull’esperienza di un volontariato maturo, fatto da persone che anzitutto (ed è questa la specifica formazione dei volontari di Italia Solidale che viene dalla mia esperienza di oltre 45 anni come missionario ed educatore) vengono aiutate a ritrovare la loro dignità e identità personale, una fede vera e concreta, relazioni familiari e interpersonali sane e infine un lavoro creativo e di servizio. Solo con questa maturità siamo in grado di formare i volontari missionari e laici che operano nelle zone più povere del mondo a diretto contatto con i più sofferenti, a cominciare dai bambini”.
Ma il volontariato di Italia Solidale non si ferma a questi due. Ce n’è un terzo, che ha pari dignità ed è rappresentato al meeting da un gruppo di cinque persone venute appositamente dall’Italia: sono i “volontari donatori”, in rappresentanza dei 20.000 italiani che oggi sostengono e partecipano a questo movimento per la “globalizzazione della solidarietà” attraverso le adozioni a distanza, e che costantemente comunicano con i volontari delle missioni.
Questo tipo di collaborazione chiama i missionari e i laici del posto (spesso gente poverissima o addirittura analfabeta ma animata da un grande cuore) ad essere insieme impegnati per suscitare uno spirito di collaborazione tra le famiglie e le comunità, affinchè insieme facciano fronte ai problemi che li attanagliano e che causano tante sofferenze soprattutto ai più piccoli (non dimentichiamo che nel mondo ancora oggi 30.000 bambini muoiono di fame).
Così, tra le varie testimonianze di questi primi giorni da tutti i vari gruppi, che si sono alternati a P.Benolli e ai volontari di Italia Solidale, ricordiamo quella degli Indios Nasa della Colombia, assediati da guerriglieri, esercito, paramilitari e trafficanti di droga; quella degli Acholi del Nord Uganda, colpiti da una guerra civile di 20 anni; quella del Sudan, e in particolare del Darfur, vissuti in un conflitto che dura da decenni; quella degli Indiani dell’Andra Pradesh colpiti dallo Tsunami. Ma in tutti, oltre alla denuncia della sofferenza della propria gente, c’è forte il desiderio di dire cosa ha significato per le loro esistenze questa collaborazione con Italia Solidale. Rose Ngole di Namwaya Solidale (Uganda) si esprime con commozione: “La nostra comunità è ora unita, ci prendiamo cura di ogni bambino, di ogni orfano, di ogni malato, di ogni anziano in difficoltà, lavoriamo insieme e ci aiutiamo a vicenda per risolvere i problemi di ciascuno e di tutta la comunità, e per fare questo non occorrono soldi”.
P. Joseph Kyeyune dice: “A Gayaza Solidale abbiamo tutti insieme affrontato alla radice il problema dell’AIDS, e ci siamo resi conto che tanto dipendeva dal degrado umano delle famiglie a causa della povertà. Questo portava gli uomini e i giovani allo sbando e causava il rapido diffondersi del virus. Ora, lavorando insieme per recuperare la loro dignità personale, coinvolgendoli in gruppi di varie attività per l’autosussistenza, siamo riusciti in questi pochi anni a ridurre del 50% il tasso di infezione”.
P. Alphonse missionario in Darfur testimonia: “Insieme, cristiani e musulmani, aiutiamo i bambini profughi dal Darfur a ritrovare una famiglia, una comunità che li ami, e impediamo che vengano fatti schiavi da arabi senza scrupoli e venduti”.
Blanca dalla Colombia testimonia con forza: “Grazie a questo spirito, la nostra comunità ha per esempio ritrovato l?amore per i bambini handicappati, per secoli considerati scarti della società e tenuti rinchiusi nelle case. Adesso non ci vergognamo più di loro, ci curiamo di loro, e sono parte della società. E vediamo anche che tutte le altre testimonianze di questi giorni sono simili”.
Risultati eccezionali che lasciano meravigliati gli stessi volontari di Italia Solidale. “Si tratta di miracoli di vita, ma che sappiamo essere normali quando le persone si muovono e collaborano insieme in questo spirito, che parte da Dio e arriva ai bambini, attraverso tutti noi, volontari di Italia Solidale, volontari missionari e laici, volontari donatori, una Chiesa fatta non di mattoni ma di Persone. E’ l’unico modo oggi, questo dell’unità delle comunità del sud del mondo, per far fronte alla globalizzazione economica”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.