Mondo

Hiroshima, città della memoria

Sessant’anni dopo l’orrore della bomba il Giappone volta pagina. Ma nessuno dimentica

di Redazione

In un Giappone che vuol voltare pagina, guardare al futuro e modificare la costituzione ‘pacifista’ per diventare un ‘paese normale’, Hiroshima, 60 anni dopo l’orrore della palla di fuoco che distrusse in un attimo 140.000 vite su un totale di 350.000 abitanti, conserva gelosamente, anche tra le giovani generazioni, l’immagine di città ‘anomala’ della memoria e della testimonianza. A due giorni dal 60/o anniversario del primo olocausto nucleare della storia, Hiroshima, ora una grande città di 1,2 milioni di abitanti, ha ospitato oggi un migliaio di ragazzi di scuole elementari e medie inferiori, che hanno commemorato, insieme con i vecchi familiari rimasti in vita, le migliaia di compagni bruciati vivi o colpiti in modo letale dalle radiazioni scatenate dall’esplosione della bomba piovuta dal bombardiere americano B-29 ‘Enola Gay’. ?Nessuno di noi dimentica cosa accadde allora. Per noi il rigetto della guerra e’ il presente, anche se tutto sembra in pace? ha detto uno degli insegnanti dei ragazzi del nuovo millennio. Nella stessa giornata, i sindaci di 99 città in rappresentanza di 25 paesi si sono dati convegno, guidati dal sindaco di Hiroshima Tadatoshi Akiba, in un simposio ?per liberare il mondo dagli ordigni atomici?. ?L’ascolto attento della memoria delle vittime della bomba e’ il primo passo per realizzare il disarmo nucleare?, ha detto al simposio la docente di politica internazionale alla prestigiosa Università Sophia di Tokyo, retta dai Gesuiti, Kuniko Inoguchi, ex ambasciatore del Giappone alla conferenza del disarmo di Ginevra. I sopravvissuti all’olocausto con le ferite delle radiazioni impresse nella carne e nell’anima sono ancora tanti a Hiroshima, che all’epoca dello scoppio contava 350.000 abitanti. Ogni anno una media di circa 5.000 di loro muore, andandosi ad aggiungere alla lista delle vittime della bomba, che arriveranno quest’anno, hanno detto fonti del municipio, ad un totale di circa 242.000. ?Tutto quello che sento, da un po’ di tempo, dai politici, leggo sui giornali e vedo in tv, mi irrita profondamente – ha confessato Sunao Tsuboi, un ottantenne che la mattina del 6 agosto 1945, studente universitario, stava ad un chilometro circa dal punto esatto dello deflagrazione, dove ora si erge la cupola sbrecciata nel Parco della pace – Mi sembra che il mio paese abbia bruscamente virato a destra nella stessa direzione che ci trascinò nella tragedia di allora?. Per questo la gente di Hiroshima ha fretta e si è messa a scavare nel passato alla ricerca di documenti inediti che rinnovino nel paese la memoria e riaprano gli occhi. Il quotidiano ‘Mainichi’ ha riscoperto di recente un articolo di un giornalista americano dell’agenzia di stampa Ap scritto pochi giorni dopo l’olocausto ma mai pubblicato su ordine della censura militare. Nella sua scarna sobrietà testimonia di distruzioni inimmaginabili. Come del resto fanno un gran numero di documentari girati in quei giorni da soldati e giornalisti Usa, confiscati dalla censura e solo di recente proiettati. Un’anziana signora, depositaria di un pianoforte che i nonni avevano al momento dello scoppio, ha provveduto quest’anno a farlo restaurare e accordare, prestandolo poi per un concerto commemorativo pochi giorni fa. E un gruppo di storici si è messo all’opera dallo scorso anno per dare un nome ai morti stranieri rimasti finora anonimi. Grazie a loro, due olandesi prigionieri di guerra saranno aggiunti quest’anno alla lista delle vittime. ?Il sindaco Akiba, nel suo messaggio di dopodomani in occasione del 60/o anniversario – ha detto oggi un alto funzionario del comune di Hiroshima ? proporrà che l’Onu crei un comitato speciale che discuta e avanzi proposte operative per creare finalmente un mondo senza armi nucleari?. Da fuori, suonano come parole lontane. Soprattutto a Tokyo, dove l’attenzione si sta centrando da tempo sull’antitesi di Hiroshima, il tempio shintoista Yasukuni che venera gli spiriti di 2,5 milioni di caduti nei conflitti, tra cui numerosi criminali di guerra, visitato ogni anno dal primo ministro Junichiro Koizumi, e diventato uno dei simboli dell’estrema destra ipernazionalista e revanscista. Un’estrema destra portatrice di un’ideologia che ha armato la mente e la mano del giovane estremista Takeo Shimazu, che il 26 luglio scorso ha sfregiato a colpi di martello il monumento di granito nero nel Parco della pace, cancellando la parola errore dalla frase che vi campeggia, rivolta alle vittime dell’olocausto: ?Riposate in pace, perché non ripeteremo mai piu’ un simile errore?. Nel 1952, all’inaugurazione del monumento, l”errore’ fu spiegato dall’allora sindaco di Hiroshima in diretto riferimento alla scelta sciagurata del militarismo nipponico nello scatenare la seconda guerra mondiale. Nella coscienza collettiva risuona però anche come una condanna senza appello delle armi atomiche.

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