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Immigrazione, Viminale: l’emergenza è l’est Europa
Gli arrivi irregolari via mare (10%) sono una minoranza rispetto a quelli via terra (15%) e via aereo (75%)
di Redazione
L’ultima “carretta del mare” e’ arrivata sulle coste di Lampedusa, con il suo carico di disperati, solo poche ore fa. Ma gli investigatori sanno bene che, al di la’ dell’emergenza umanitaria rappresentata dagli sbarchi, la pressione migratoria piu’ forte e’ quella che arriva – via terra o via aereo – dall’Est dell’Europa, dai Balcani, in particolare. Analisi confermata indirettamente anche dagli ultimi dati sulle espulsioni diffusi oggi dal Viminale: degli oltre 4 mila stranieri irregolari rimpatriati con voli charter dall’inizio dell’anno a oggi, poco meno della meta’ erano romeni.
Secondo Alessandro Pansa, direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, “i maggiori ingressi irregolari avvengono attraverso i passaggi Schengen, per mezzo di documenti falsi”: nell’ultimo anno, il 15% degli irregolari e’ entrato in Italia via terra, il 75% via aereo e solo il 10% via mare. Analisi condivisa dall’ultima relazione dei servizi segreti al Parlamento, secondo cui “gli approdi lungo le coste della Puglia e della Calabria risultano, di fatto, azzerati”, mentre nel corso del primo semestre 2005 l’unica regione interessata dagli sbarchi e’ stata la Sicilia, dove sono arrivati illegalmente 7.543 migranti: il tutto mentre cresceva la percentuale “degli stranieri che attraversano fraudolentemente le frontiere e quella dei cosiddetti ‘overstayers’, cioe’ di quanti sono entrati con regolare titolo, permanendo entro i nostri confini alla scadenza dello stesso”. Quello “numerico”, del resto, non e’ l’unico fronte su cui forze dell’ordine e intelligence concordano: da tutti e due i lati e’ forte la consapevolezza che il business della immigrazione clandestina e’ lievitato negli ultimi tempi in misura esponenziale, fino a produrre proventi che lo stesso Pansa giudica “equiparabili, se non addirittura superiori, a quella provenienti dal traffico di stupefacenti”. Il fatturato degli ingenti flussi migratori clandestini verso l’Unione europea e’ cosi’ allettante che “numerosi signori della guerra, in particolare africani, pur continuando nei loro affari, si sono ‘riconvertiti’ al traffico illegale dell’immigrazione clandestina, riuscendo in taluni casi anche a condizionare gli assetti democratici dei Paesi di provenienza dei clandestini”.
Massima allerta anche in funzione antiterrorismo: gli 007 di casa nostra continuano a giudicare “elevati” il rischio che attraverso i canali dell’immigrazione clandestina possa crescere la presenza nei Paesi europei di militanti dell’estremismo islamico. Mentre e’ inevitabile che i proventi del “traffico di uomini” attirino sempre di piu’ l’attenzione dei gruppi terroristici di matrice integralista. Gli esiti delle numerose indagini sin qui condotte non lasciano, del resto, dubbi: tutte le fasi del traffico, dal Paese di origine alle aree di confluenza e transito, sino alla destinazione finale, sono gestite dalla criminalita’: i servizi parlano addirittura di una sorta di “importazione diretta” dei clandestini ad opera delle organizzazioni dedite allo sfruttamento della prostituzione o interessate ad incrementare il mercato del lavoro nero. Piu’ in generale, “i segnali raccolti confermano la vulnerabilita’ e l’esposizione degli immigrati clandestini alla pervasivita’ dei circuiti illegali ed alla possibile cooptazione nelle file della criminalita’”: non e’ un caso che, secondo gli ultimi dati disponibili, siano extracomunitari il 38,7% dei denunciati e degli arrestati nel nostro Paese. La risposta a un fenomeno di queste dimensioni, ha sottolineato piu’ volte il Viminale, non puo’ essere solo italiana. E non puo’ passare solo attraverso la repressione e il contrasto. Pochi giorni fa, dalla Cassazione e’ arrivato il via libera alle espulsioni collettive degli extracomunitari privi del permesso di soggiorno (of limits secondo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo) a condizione che “il provvedimento del prefetto sia motivato, anche con motivazioni identiche, nei confronti di ogni singola persona priva dei documenti in regola”. Ma risultati decisamente incoraggianti sono arrivati anche dalle politiche tese a ottimizzare la gestione dei flussi (tra il 2002 e il 2003 la regolarizzazione dei lavoratori in nero ha permesso di fare emergere circa 700mila persone) e dalle quote d’ingresso annuali, “un sistema – ha ricordato di recente Pansa – prima osteggiato, in particolare da Francia e Germania, ma che adesso comincia a ricevere consensi”.
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