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La parola /Intercettazione
E' quanto di più italiano, anzi, italiota ci sia oggi nel nostro Paese. Grande abbaglio del solleone, degenerazione. E soprattutto, vendetta di un sistema marcio
di Alter Ego
C?è del marcio in Italia, specie di questi tempi. Non ce ne vogliano Amleto e Totò, facce opposte dell?eterna medesima medaglia. Ma l?innesto di battute è d?obbligo. L?ultima mania infatti, l?ultima follia (ben portata all?estremo dal solito geniale estremista pop, Vittorio Feltri, che ha suggerito di intercettare i giudici che dispongono le intercettazioni
) è quanto di più italiano, anzi italiota e dunque italicistico ci sia oggi in Italia.
Nell?eterna Italia del non detto e del non visto, delle consorterie e delle sette, delle lobbine e delle lobbone, dei furbetti del quartierino e dei furboni dell?isolato.
In questo Paese dove basta un?auto blu e una grisaglia per passare da signori, sebbene senza bussola e alfabeto, in quest?Italia che brinda la sua gioia particolare, ballare sempre sull?abisso del futuro e del buon senso, mentre le bombe dei kamikaze le scoppiano accanto, l?intercettazione è l?ultima transustanziazione, l?ultima spiaggia, l?ultimo rimedio che non può rimediare niente. Al solito.
Abbaglio del solleone, degenerazione della soluzione politica, giuridica e persino popolare, figlia di chi tutto da sempre sa e tutto da sempre capisce ma niente vuole dire perché ha paura di cambiare, anche e soprattutto le cattive abitudini che ormai conclamate dirigono solo verso l?iceberg e poi gli abissi, l?intercettazione
si offre purtroppo per quel che è. La vendetta di un sistema marcio dove signori non si è né si nasce ma si diventa.
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