Mondo

Usa: Chavez in soccorso agli americani più poveri

Singolare iniziativa del presidente venezuelano, disposto a fornire combustibile per fronteggiare l'inverno

di Redazione

Con sotto i piedi un immensurabile ‘oceano’ di petrolio, dai prezzi sempre piu’ alle stelle, il presidente Hugo Chavez, gia’ impegnato a condividere tali risorse e proventi con molti Paesi dell’America Latina e dei Caraibi – un politica che solo lui puo’ permettersi nella regione – ha ora trovato il modo di pensare anche ai poveri degli Stati Uniti.

Cogliendo l’occasione della visita del pastore Usa Jesse Jackson, il capo dello stato gli ha offerto la possibilita’ di utilizzare la sua organizzazione per fornire combustibili per il riscaldamento a prezzi da grossista alle famiglie che, nel freddo inverno Usa, se la passano male. ”La nostra ambasciata a Washington ha gia’ ricevuto oltre un centinaio di richieste in tal senso”, ha assicurato durante il suo programma radiotelevisivo ‘Alo’ Presidente’.

Ed ha appunto spiegato che la Citgo, la filiale della statale Pdvsa negli Usa, ”non ha problemi per saltare gli intermediari sfruttatori”, e porre a disposizione di organizzazioni come quella di Jackson o dell’attore Danny Glover, combustibili da distribuire ai poveri. Jackson, presente al programma, si e’ accordato in diretta per un incontro a tre, anche con il presidente dell’energia e della Pdvsa, Rafael Ramirez, per mettere a punto il piano.

Gia’ che c’era, Chavez, che ha appena siglato con Fidel Castro un piano da 6 milioni di visite oculistiche in 10 anni per i poveri dell’America Latina, ne ha offerte 150.000 anche ai loro ‘colleghi’ statunitensi. In pratica, visto che il crescente clima da guerra fredda tra Washington e Caracas – come ha sostenuto l’altro ieri il New York Times – e’ un tema della politica interna Usa, il presidente venezuelano sta cercando di metterci un suo zampino. Non per nulla, dopo che Jackson ha definito ”immorale ed inaccettabile” la recente singolare richiesta del predicatore Usa Pat Robertson di farlo fuori, Chavez ha annunciato che il governo ”adira’ alle vie legali negli Usa” contro di lui.

Un passo che, guarda caso, ha trovato immediato appoggio oggi da parte del segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), il cileno Jose’ Miguel Insulza. ”E’ necessario che vengano prese misure contro Paterson”, ha assicurato Insulza – anche lui a Caracas per partecipare ad una iniziativa lanciata da Chavez per una Carta sociale delle Americhe, che punta a progetti educativi, sanitari, alimentari e dei diritti umani, per lo piu’ con finanziamento venezuelano -, ricordando che i ministri degli esteri del Gruppo di Rio, riuniti la settimana scorsa in Argentina, hanno definito ”incitamento al delitto”, la sparata di Paterson.

Da rilevare, pero’, che Jackson, intervenendo nel Parlamento venezuelano che ha reso omaggio a Martin Luther King per il suo discorso di 42 anni fa per la pace e l’uguaglianza, ha anche gettato acqua sul fuoco, sostenendo che Washington e Caracas ”devono ridurre la tensione politica” tra loro e suggerendo un eventuale incontro tra Chavez e George W. Bush. Suggerimento a cui ha subito replicato oggi il vicepresidente Jose’ Vicente Rangel, assicurando che ”se Bush assumesse un atteggiamento diverso rispetto a quello di alcuni settori Usa, cio’ faciliterebbe una normalizzazione dei nostri rapporti”. ”Tocca alla Casa Bianca fare un eventuale passo in tal senso”, ha anche sottolineato Rangel in merito ad una possibile riunione tra Chavez e Bush. Insomma, come ai tempi della guerra fredda, un colpo alla botte ed uno al cerchio.

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