Mondo
Afghanistan: elezioni nel segno della storia
Questo week-end, gli afghani chiamati alle urne per scegliere un nuovo parlamento. Non accadeva dal 1969
di Redazione
Per la prima volta dal 1969, gli afghani sono chiamati domenica prossima a eleggere un’assemblea legislativa nazionale. Un appuntamento, questo, ‘preparato’ dall’intervento militare di una coalizione a guida statunitense che nel 2001 rovescio’ il regime integralista dei Taleban.
Circa 12,5 milioni di afghani che hanno compiuto il 18/o anno di eta’ sono attesi tra le 6:00 e le 16:00 del 18 settembre in 26.000 seggi elettorali disseminati nelle 34 province del Paese. Eletto presidente nell’ottobre 2004 anche grazie al sostegno degli Stati Uniti, Hamid Karzai ha voluto un sistema di voto che non consenta la presentazione di liste partitiche. Circa 5.800 candidati dei piu’ diversi orientamenti correranno in elezioni a suffragio universale che devono assegnare i 249 seggi della Wolesi Jirga, la Camera dei Popoli, e i 420 seggi di 34 consigli provinciali. A questi consigli spettera’ la nomina di un terzo dei 102 seggi della Camera degli Anziani (senato) dell’Assemblea nazionale, la Meshrano Jirga.
Finanziato dalla comunita’ internazionale con una donazione di oltre 159 milioni di dollari, il voto prevede che alle donne candidate venga assicurato il 25 per cento dei seggi nella Wolesi Jirga e il 30 per cento di quelli nei consigli provinciali. Ai nomadi Kuchi sono stati garantiti dieci deputati. I RISULTATI. Il completamento delle operazioni di scrutinio richiedera’ diverse settimane. Risultati preliminari saranno comunicati intorno al 10 ottobre, mentre per quelli definitivi bisognera’ attendere il 22, quando sara’ terminato l’esame di eventuali ricorsi.
La Wolesi Jirga, che avra’ un mandato di cinque anni, potra’ proporre e votare leggi. Secondo la costituzione afghana, l’assemblea avra’ inoltre facolta’ di respingere provvedimenti legislativi presentati dal governo.
A garantire la sicurezza del voto contribuiranno in modo decisivo quasi 30.000 militari stranieri: 20.000 dei quali posti sotto comando americano e 8.000 inquadrati nell’Isaf, la forza multinazionale dall’agosto scorso a guida italiana. Uno schieramento, questo, che non ha impedito tra l’altro l’uccisione di sette candidati, vittima di ribelli taleban o di rivali locali.
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