In questo Paese milioni di persone ogni mese versano al fisco un terzo del loro reddito come imposte dirette, e ogni giorno, le stesse persone versano un altro 15% (in media) in forma di imposte indirette. Nello stesso Paese dal dicembre 1986 c?è una norma contenuta nel Tuir – Testo unico sulle imposte sui redditi all?articolo 87 che si chiama Pex, ovvero una norma che regola la tassazione sulle plusvalenze che prevede un?imposta dell?1,65%. Ovvero, si dice che la cessione di azioni possedute da imprese a titolo di partecipazione in altre società sia praticamente esentasse. All?articolo 41 del ddl della Finanziaria 2006 si correggere quest?assurdità che tanto ha fruttato ai ?concertisti?. Come? Intanto imponendo che per beneficiare della Pex occorre un ininterrotto possesso delle partecipazioni per almeno 18 mesi pieni (invece dei 12 oggi previsti). Poi, stabilendo che della plusvalenza realizzata solo il 95% sia esente ai sensi della Pex, mentre il restante 5% concorre a determinare il reddito, e quindi sia soggetto a un?imposizione del 33%. Non sarà la tassa sulle transazioni finanziarie, ma è un passo certo e ragionevole contro gli speculatori.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.