Mondo

La Somalia va a braccetto con la pena di morte

Otto somali condannati a morte per aver ucciso tre operatori umanitari

di Redazione

Il tribunale di Hargeisa, capitale dell’autoproclamata repubblica indipendente del Somaliland, ha irrogato oggi otto condanne a morte per l’uccisione di tre operatori umanitari, i coniugi britannici Richard e Enid Eyeington, di 62 e 61 anni, entrambi insegnanti, e la keniota Flora Chepkemoi Cheruiyot. Altri sette imputati sono stati condannati all’ergastolo. I coniugi Eyeington furono assassinati nell’ottobre del 2003, nella loro abitazione vicino a Berbera. L’operatrice keniota dell’organizzazione tedesca ‘Gtz’, rimase uccisa nel marzo del 2004 in un attacco a un convoglio umanitario. Nell’occasione il giudice che ha presieduto il processo, Abdirahman Jama Hayan, ha disposto la riapertura dell’inchiesta sull’assassinio di Annalena Tonelli. L’operatrice umanitaria italiana, 60 anni, missionaria laica che aveva dedicato la sua vita agli ammalati e ai poveri, fu trucidata il 5 ottobre 2003 a Borama, nel nord-ovest del Somaliland, dove aveva riaperto l’ospedale locale, organizzando scuole per ciechi e sordomuti, salvando migliaia di bambine dalla mutilazione genitale femminile e affrontando il problema dell’Aids.

La sentenza e’ stata accolta con veementi proteste da parte di alcuni condannati, che hanno gridato: “Non dobbiamo morire per aver assassinato degli infedeli”. “La religione e’ molto chiara: non incoraggia l’assassinio di musulmani o non musulmani innocenti”, ha replicato il giudice. Il Somaliland, entita’ politica non riconosciuta dalla comunita’ internazionale, si stacco’ dalla Somalia nel 1991, approfittando del vuoto di potere lasciato dalla caduta del dittatore Siad Barre.

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