Mondo
India: la JP Morgan assumerà 4500 laureati
Gli stipendi sono inferiori a quelli occidentali dell'80% e in più, dice Veronique Weill, "la qualità del personale che assumiamo è straordinaria e la lealtà nei confronti della società è imbattibil
di Redazione
Jp Morgan ha intenzione di assumere 4.500 laureati in India nei prossimi due anni, con l’obiettivo di trasferire il 30% delle sue operazioni amministrative nelle sue sedi di Mumbai e Bangalore. Lo riporta il Financial Times, che sottolinea come si tratti dell’iniziativa più ambiziosa messa in atto da una banca d’affari per trarre vantaggio da un mercato che offre personale altamente qualificato a basso costo. L’operazione mette in luce anche un altro mutamento di rilievo: il cosidetto “outsourcing”, ovvero l’esportazione di posti di lavoro all’estero a detrimento del mercato interno, non riguarda più solo i settori tradizionali, come quello tecnologico ad alta specializzazione e i call center, ma sempre di più anche i settori manageriali. Jp Morgan ha infatti intenzione di trasferire in India il cuore delle sue operazioni di cambi in valute estere e anche buona parte della gestione dei contratti che hanno per oggetto strumenti derivati sul credito. La tendenza è imitata anche da altri istituti di investimento. Ubs, ad esempio, sta per aprire il suo primo centro in India a Hyderabad, con un programma iniziale che prevede un’unità composta da 500 persone. Gli analisti spiegano che gli stipendi in India sono tra il 70 e l’80 per cento inferiori rispetto agli Stati Uniti, mentre i costi sono più bassi del 40 per cento. Ma Veronique Weill, di Jp Morgan, sostiene che non si tratta soltanto un modo per risparmiare: “La qualità del personale che assumiamo è straordinaria e la lealtà nei confronti della società è imbattibile”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.