Welfare
Azzardo: se diventa un un gioco da ragazzi
Progetto preventivo nelle scuole di Domodossola: i ragazzi ne conoscono i rischi, ma si sentono immuni
di Redazione
Casalinghe che bruciano i risparmi di una vita, professionisti che dilapidano patrimoni, ragazzi che arrivano al suicidio dopo aver sperperato i soldi di famiglia. Nella società della precarietà tutti sembrano dare i numeri nella speranza di cambiare vita, di esaudire i propri desideri, o semplicemente di tentare l’arricchimento facile. Facile quanto la possibilità, più probabile, di perdere tutto: soldi, lavoro, affetti. Se nel 1994 in Italia si sono spesi 6,5 miliardi di euro nel gioco d’azzardo, nel 2004 si è arrivati a 24 miliardi.
Al di la delle cifre, il gioco d’azzardo rischia di essere per molte persone una forma di dipendenza patologica in grado di modificare sostanzialmente e in negativo, la vita delle persone direttamente coinvolte e delle loro famiglie. Su questa consapevolezza e sulla necessità di affiancare al gioco il concetto di ?responsabilità?, è nato un progetto promosso dall’ASL 14 di Domodossola, chiamato ?Verso un gioco responsabile?, sotto la Direzione del Dott. Mauro Croce, Psicologo e Direttore della Struttura Semplice Educazione Sanitaria dell’ Azienda Sanitaria Locale di Omegna (VCO). Due le aree di intervento: una clinico-terapeutica, di aiuto alle persone con problemi di gioco e ai loro familiari e una legata all’informazione e alla prevenzione, che ha visto coinvolti gli studenti del Csf Enaip di Domodossola e l’associazione Alternativa A.
?L’intervento realizzato presso l’Ente è stato di tipo sperimentale e rivolto ad un gruppo di studenti di 16-17 anni iscritti ai corsi di operatore meccanico e lavorazione della pietra- spiegano Raffaella Zoldan tutor Enaip e Gianni Clemente docente Enaip. In un video box, con interviste rapide, i ragazzi hanno risposto in un primo momento a domande di carattere generale sulla percezione del gioco e del gioco d’azzardo, per poi addentrarsi sugli aspetti connessi e collegati ai meccanismi degenerativi del gioco, tra cui la potenziale ?dipendenza?, simile ad alcuni altri fenomeni quali il consumo compulsivo, la dipendenza da strumenti tecnologici o l’internet addiction, molto vicini all’attuale scenario giovanile?.
?Se il gioco d’azzardo, infatti, ad una analisi superficiale non sembra essere un fenomeno ?giovanile?- spiega lo psicologo Mauro Croce – esso comincia a caratterizzarsi come approdo di percorsi più complessi di malessere, che possono coinvolgere anche i giovani. Da una lettura del materiale video è emerso come i ragazzi sembrerebbero avere conoscenza del gioco d’azzardo ed anche dei possibili rischi connessi. Ricordano i fatti di cronaca correlati e non raramente sono testimoni di problemi di gioco dei genitori. Ma sembrerebbe un fenomeno al quale loro si sentono in un certo senso immuni. E questo è un problema perché c’è il rischio di sottovalutarne le conseguenze che “potrebbero interessare altri ma non me”. Per questo è’ necessario intervenire sulla cultura del rischio, sul culto del consumo e sugli stili comportamentali connessi, volti al tentativo di soddisfare gli impulsi immediati?.
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