Economia

la pillola del giorno dopo è roba da ricchi

Il super business delle "morning pills"

di Christian Benna

Il giro di affari ormai vale 10 miliardi di dollari, che in
pochi anni diventeranno 25. Intanto i titoli delle aziende
produttrici vanno di record in record Con la pillola la Borsa va su. Next Choice, Plan B, Seasonique, EllaOne:  sono i nomi degli anticoncezionali del “giorno dopo” più in voga del momento, quelli che spingono in alto profitti e titoli delle aziende farmaceutiche quotate. Perché, ai margini della crisi economica e di un dibattito politico che si infiamma intorno alla Ru486 (la pillola abortiva),  c’è un unico dato certo: un giro d’affari – che fa gola a molti – di 10 miliardi di dollari. A tanto ammonta il valore degli “emergency contraceptives”, i farmaci che, se presi entro 72 da un rapporto sessuale non protetto, bloccano l’ovulazione e impediscono gravidanze indesiderate. 

Le ex sette sorelle
Un fiume di denaro che neppure il collasso finanziario è riuscito ad arginare. Anzi, la crescita del business viaggia a doppia cifra. E stando a un rilevazione Gallup, nell’anno della grandi crisi la diffusione delle “morning pills” negli Usa sarebbe aumentata del 20%. Dieci miliardi oggi, pronti a diventare 25 nel giro di pochi anni. Almeno questa è la previsione di mercato di Datamonitor, passando in rassegna il settore delle cosiddette “sette sorelle della pillola del giorno dopo”, così chiamate in ricordo delle sette corazzate del petrolio che hanno fatto il bello e il cattivo tempo nel mondo dell’energia.
Sette fino ieri. Perché Teva, gigante farmaceutico israeliano, quotato al Nasdaq, pur di accaparrarsi Barr Pharmaceutical, leader americano negli anticoncezionali d’emergenza,  ha staccato un assegno da 7 miliardi di dollari, sette volte tanto il fatturato di Barr. Si tratta di una Opa record nel settore. Tanta foga non stupisce. Gli analisti finanziari si sforzano di spiegare che il pianeta è prossimo al tutto esaurito. Sette miliardi di abitanti a breve, nove miliardi tra pochi anni.
La Banca mondiale ha sborsato 1,8 miliardi per i family planning, cioè piani di controllo familiare, ovvero tutta la gamma di contraccettivi. Anche se poi il mercato della pillola del “giorno dopo” è ancora tutto occidentale: il 75% dei consumi arrivano dall’Europa e dal Nord America, dove il problema demografico esiste, ma riguarda la bassa natalità. Tuttavia ce n’è abbastanza per far stappare champagne alle Borse. Negli ultimi 18 mesi il titolo di Teva è passato da un valore di 40 dollari per azione a circa 60. Il suo business non è solo in pillole, certo. Ma la crescita del 12% nel segmento “Women Health”, cioè gli anticoncezionali come Seasonique e Plan B One Step, sta per 350 milioni di dollari di ricavi. Va forte anche Watson Pharmaceuticals, altro big del comparto, che commercializza Next Choice, risalito da 25 dollari a cui era precipitato il titolo nel 2008, ai 42,40 di oggi.

Concorrenza sfrenata
Diversamente dal cartello organizzato dalle sette sorelle del greggio che faceva infuriare Enrico Mattei, le aziende Big Pharma si fanno la guerra a tutto campo. Teva ha appena vinto una battaglia legale sul brevetto di Seasonique contro i rivali di Watson, e sta per mettere a segno un altro colpo contro l’industria farmaceutica indiana che avrebbe copiato il suo Plan B. Alla Borsa di Francoforte flette i muscoli anche Gideon Richter, l’impresa ungherese che distribuisce i suoi anticoncezionali nell’Est Europa, raddoppiando in un anno il valore delle sue azioni, da 80 a 157 euro. 
Il luccichio azionario potrebbe presto attirare anche Hra Pharma, Pmi francese, 30 milioni di fatturato e 70 dipendenti, che dopo Norleva, Lysodrin e Divina, sta lanciando sul mercato (Italia inclusa, dove Bayer è la regina del comparto) EllaOne, una pillola del giorno dopo particolarmente potente (ritenuta perciò abortiva) perché affidabile fino a cinque giorni dal rapporto, contro i tre delle altre.

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