Non profit

il social inter club

Tanti i leader non profit nerazzurri. Per, ma anche nonostante Moratti

di Redazione

L’Inter Club del non profit ufficialmente non esiste, ma al non profit l’Inter piace eccome. La simpatia è reciproca, se è vero che l’unico Inter Club a cui Massimo Moratti è iscritto è quello «Non violenti per passione», nato nel 2005 a Milano in Casa della Carità. Tessera numero uno a Moratti e quelle a seguire ai rom, con tanto di squadra corredata di allenatore nerazzurro. Tanto che, scherza don Virginio Colmegna, «ormai sono quasi costretto a tifare Inter». I rapporti tra lui, Massimo e Milly sono noti, sanciti pure da una convenzione ufficiale: «Non voglio santificare la squadra né le persone, però hanno un’attenzione ai temi dell’accoglienza che è autentica, al di là delle logiche utilitaristiche». E vorrà dire qualcosa pure il fatto che su sei titoli assegnati a calciatori, nelle 13 edizioni dell’Altropallone, «il premio alternativo al Pallone d’oro e contro il pallone duro», la metà sia andata a nerazzurri: Zamorano, Zanetti ed Eto’o, proprio nel 2010.
Pure Gino Strada, fondatore di Emergency, che tifa Inter per eredità paterna, ama Moratti: «Io a Massimo voglio bene. È uno splendido innamorato dell’Inter». Forse a lui tifare Milan qualche imbarazzo lo avrebbe creato, se – come ha detto – gira con un cartoncino con su scritto «Massimo Moratti, minimo Berlusconi». Tante le cose che si mescolano nel tifo, ma politica, csr e filantropia finiscono tra parentesi, in uno spontaneo esercizio dell’epoché di Husserl. Così è interista, nonostante Moratti, il presidente di Anpas, Fausto Casini: «La squadra fa riferimento a un portafogli costruito sul petrolio: difficile pensare a un capitalismo buono. Ma sono interista lo stesso, come un milanista lo è a prescindere da Berlusconi», ammette. La sua discesa in campo risale all’adolescenza: candidamente legata al fatto che «allora l’Inter vinceva tutto».
E poi, poi c’è un tifoso storico, don Antonio Mazzi, con i suoi ottant’anni di fedeltà calcistica. «Faccio i miei peccati e quindi sono tifoso», spiega. Un «tifoso puro», tiene a precisare, «mai chiesto una lira». Si fa vanto di essere iscritto al più grande club interista d’Europa, l’Inter Club Stradella di Roberto Vecchioni. Lui nello sport guarda che ci siano etica e serietà. Come per Balotelli: «Finalmente qualcuno si è piccato di parlare di questione educativa anche dentro una squadra di calcio». Una rivoluzione. Perché il resto – sociale, fondazioni e progetti vari nati dentro il calcio – don Mazzi lo liquida così: «Elemosina».

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