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La Libia chiude l’ufficio dell’Onu per i rifugiati

"Non ci è stata detta la motivazione", denuncia l'Unhcr. Intanto un barcone alla deriva con 20 persone non viene soccorso da Italia e Malta

di Redazione

L’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati, ha riferito di aver ricevuto l’ordine di lasciare la Libia. La portavoce dell’ufficio Unhcr a Tripoli, Melissa Fleming, ha riferito che il governo di Gheddafii ha imposto la chiusura degli uffici. “Le autorità libiche non ci hanno dato alcuna ragione sul perchè dobbiamo lasciare il paese”, ha affermato la donna.

A confermare la chiusura dell’ufficio dell’Unhcr (Acnur in italiano) in Libia, arrivano le parole della portavoce della stessa agenzia Onu per i rifugiati, Laura Boldrini. “L’ufficio è chiuso da mercoledì, ci auguriamo che sia una chiusura temporanea. Siamo lì da 19 anni su richiesta delle autorità libiche anche se non siamo mai stati ufficialmente riconosciuti”, ha detto Boldrini. Nell’ufficio, ha riferito la portavoce, lavorano tre funzionari internazionali e una ventina di libici. “La Libia non ha firmato la convenzione di Ginevra e non ha una legislazione in materia di asilo. Noi facciamo, nei limiti del possibile, la registrazione dei richiedenti asilo e la procedura per determinare il loro status”, ha aggiunto la protavoce italiana. “Abbiamo accesso a dei centri di detenzione dove sono rinchiusi i richiedenti asilo, ma non a tutti, e forniamo assistenza materiale. Abbiamo delle difficolta’ ad operare, ma siamo stati in grado in questi anni di riuscire a dare un supporto a questi rifugiati. Venendo a mancare l’Unhcr si crea un vuoto”.

Nel frattempo, scoppia lo scandalo per un barcone di almeno 20 persone eritree (tra cui un bimbo di pochi mesi) alla deriva in pieno mar Mediterraneo domenica 6 giugno: non è stato soccorso tempestivamente né dalle autorità maltesi né da quelle italiani. Alla fine è stato intercettato da una motovedetta libica e riportato a Tripoli: “Chiediamo immediati chiarimenti al governo italiano sul mancato soccorso delle persone a bordo”, afferma la l’ong Save the children Italia, “in base alle convenzioni internazionali deve essere sempre garantito il soccorso in mare dei migranti  rintracciati in acque internazionali”.

Anche la stessa Unhcr ha espresso a Malta e Italia la propria “preoccupazione per il ritardo nei soccorsi dell’imbarcazione, rimasta più di 24 ore senza aiuto, fino a fare affidamento alle autorità libiche nonostante fosse in acque di competenza maltesi e comunque distanti sole 40 milgia nautiche dalle coste italiane”.

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