Michel Serres, filosofo dell’Académie Française, ha pubblicato un pamphlet di riflessione sulla crisi (Boringhieri). Non è una riflessione da economista. Per questo più libera. E suggestiva.
Ese la crisi segnasse, a sua volta, la fine del regno esclusivo dell’economia?
Il nostro antico rapporto economico con il mondo si avvicina a un termine? Per dirlo con una parola, il potenziale indefinito della ricerca, del progresso o dello sfruttamento razionale e tecnico aveva, ha ancora come oggetto finito un insieme di cose concrete, inerti o vive. Per rappresentarlo con un’immagine, ecco l’infinitezza degli umani di fronte alla finitezza del mondo. Noi credevamo alla nostra debolezza e alla potenza della natura che ci opprimeva, alla finitezza umana, dunque, e all’infinito del mondo. Pensavamo, coraggiosi, che tutta la nostra storia consistesse nel lottare senza posa contro una forza sempre maggiore e più profonda della nostra. L’immagine si rovescia: sappiamo ormai che siamo infiniti, nella ragione, nella ricerca, nel desiderio e nella volontà, nella storia e nella potenza, persino nel consumo, e che la natura, di fronte a noi, è finita. Un processo che si rovescia per scontrarsi oggi contro questa barriera: il mondo. Gli umani dovranno mettere in campo, di fronte a questo ostacolo, strategie del tutto diverse rispetto a quelle passate. Dalla nostra storia vengono i problemi, dal mondo nasceranno le possibili soluzioni. Muro, barriera, casa, condizioni di sopravvivenza? che la storia generalmente dimentica.
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