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Dove i mondiali costano la vita
Da Mogadiscio (Somalia) la corrispondenza di Abdurrahman Warsameh - IPS, partner di Afronline.org
di Redazione

MOGADISCIO (Somalia) – Poche settimane prima del calcio d’inizio, in Somalia le richieste di parabole satellitari hanno raggiunto il picco. Ma le corti islamiche, che controllano la fetta più grossa del territorio, hanno dichiarato che i mondiali sudafricani non rispettano i dettami dell’Islam, minacciando serie conseguenze per chiunque fosse trovato a guardare una partita in televisione.
«Abbiamo avvertito i giovani somali di non guardare le partite della Coppa del Mondo. È uno spreco di soldi e tempo e non avranno alcun beneficio dal guardare dei pazzi correre su e giù per un campo» ha dichiarato alla BBC Sheikh Mohamed Abdi Aros, portavoce di Hizbul-Islam. Chi è abbastanza fortunato da vivere nei territori controllati dal Governo Transitorio Federale può guardare le partite con relativa sicurezza per la propria incolumità. Molti fan si riuniscono al Dhamuke Cinema, uno dei luoghi pubblici più popolari per guardare le partite in compagnia.
Ma secondo quanto riportano numerosi media locali, due persone sorprese a guardare le partite nella loro casa in una zona controllata dalle forze islamiche, sono state uccise il 12 giugno da militanti. Altre notizie giunte dall’area nord est di Mogadiscio invece hanno riportato l’arresto di 10 persone da parte di Hizbul-Islam. La colpa? Stavano guardando in compagnia il match Nigeria vs Argentina.
Nonostante tutto però, la Somalia è un paese che va matto per il calcio. Non sono bastati vent’anni di guerra civile. La popolazione continua a guardare le partite, giocare e divertirsi. Gli scontri tra le parti in guerra sono la norma per la popolazione di Mogadiscio, ma accade spesso di vedere giovani calciatori in erba giocare a calcio nei sobborghi deserti, mentre la guerriglia prosegue indisturbata in altre zone della città.
E quando la Federazione Somala di Calcio (SSF) organizza tornei tra i club locali, non mancano supporter entusiasti, che sfidano il clima di insicurezza della capitale per sostenere i propri beniamini. «Nessuno può fermarci: continueremo a giocare a calcio, lo sport che tutti amano in questo paese» ha dichiarato Shafii Mohyadeen, portavoce di SFF.
I tornei non si svolgono negli stadi cittadini. Alcuni sono quasi completamente distrutti, altri invece sono stati occupati dalle forze in guerra. Le partite si giocano su campi provvisori, in aree della città dove le condizioni garantiscono di volta in volta un minimo di stabilità. «Credo che questa disciplina abbia un futuro in questo paese come in tanti altri» afferma Mohyadeen. «Ogni volta che organizziamo una partita ci seguono centinaia di fan».
La nazionale somala, gli Ocean Stars, continua a rappresentare il paese a livello internazionale, mentre la nazionale under 17 ad aprile 2010 si è qualificata per il prossimo torneo pan-Africano giovanile dopo la vittoria sulla nazionale keniota. «Quel match ha alzato il morale della nostra nazione, e come supporter abbiamo visto cosa è in grado di fare la nostra squadra quando gioca al massimo delle proprie possibilità», dice un estasiato Mohamed Yare, un fan originario di Mogadiscio. «La nostra speranza è che la nazionale somala riesca a qualificarsi per una coppa continentale o per un torneo regionale dell’Africa Orientale, o, perché no, per i mondiali».
E anche i somali della diaspora hanno mantenuto intatta la passione per questo sport. Dozzine di club di origine somala prendono parte regolarmente a tornei in Europa e Nord America tra club “occidentali” e somali.
Giocatori come Cisse Aadan Abshir, una delle star degli Ocean, giocatore della squadra norvegese Eidsvold Turn, Ayub Daud, in prestito al club italiano di terza divisione Lumezzane ma registrato presso la Juventus, e Liban Abdi, membro del club ungherese Ferencváros, sono solo alcuni dei somali in esilio che giocano a livello professionale. Molti dei giocatori in nazionale provengono da club stranieri, altri invece dai club più importanti di Mogadiscio, come il Banaadir e i vincitori del campionato nazionale, FC Elman. Ma c’è un altro ruolo che il calcio ricopre in una terra problematica come la Somalia. Alcune ong locali infatti lo utilizzano per promuovere la pace e allontanare dalle armi i bambini soldato. «Anche se la situazione è molto complicata, crediamo che il calcio possa aiutarci a promuovere la pace e che alla fine raggiungeremo la stabilità che cerchiamo», insiste Mohyadeen della SSF. «Questo è uno degli obbiettivi principali della nostra federazione. Il calcio ci sarà sempre per i somali, e non solo come sport da giocare, ma anche come strumento di pace e armonia tra la popolazione».
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