Erano abituati a considerarsi all’avanguardia in fatto di politiche sanitarie verso gli stranieri e adesso i friulani proprio non ci stanno a diventare il fanalino di coda in Italia. Dopo l’abolizione nel 2008 della legge regionale sull’immigrazione, di recente la Regione ha anche disposto la chiusura degli ambulatori dedicati agli stranieri irregolari, cedendo alle pressioni della Lega che minacciava di segnalare alle forze dell’ordine tutti i clandestini bisognosi di cure. Decisione che ha subito scatenato feroci polemiche, ma che ha anche innestato una singolare forma di disobbedienza civile che parte dal basso. Formalmente infatti le Aziende sanitarie hanno obbedito e chiuso questi ambulatori «ma in effetti continuano a garantire l’accoglienza e l’accesso alle cure per tutti, in spazi e sotto forme diverse», svela il dottor Guglielmo Pitzalis, del Gruppo Immigrazione e Salute friulano. La protesta però non viene sbandierata, per non scatenare le ire di certi politici. «Dobbiamo evitare che le motivazioni ideologiche prevalgano sul buon senso. Gli operatori della sanità, anche se ricattabili della politica e orfani di una legge che dava un’impostazione diversa, dimostrano di voler svolgere al meglio il loro compito, promuovendo la salute per tutti», commenta Pitzalis. E non manca una “rete” che raccoglie singoli e associazioni impegnati a contrastare le attuali politiche regionali contro l’immigrazione e a diffondere una cultura dell’inclusione.
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