Sostenibilità
Caldo e sostanze tossiche Doppia minaccia per gli orsi polari
ecoimpronta
di Redazione

di Eva Alessi
L’Artico soffre. A fare le spese del gran caldo c’è un intero ecosistema che non conta solo gli orsi polari, ma anche trichechi e foche dagli anelli. Oltre al restringimento del loro habitat naturale, la fusione dei ghiacci artici rappresenta anche un elevato rischio sanitario: rilascia nell’ambiente sostanze chimiche tossiche prodotte dall’uomo che hanno gravi conseguenze sulla salute della fauna selvatica.
A sostenerlo è una recente ricerca pubblicata su Science of The Total Environment sull’impatto delle sostanze chimiche sulle specie artiche: il ritiro del ghiaccio marino, a causa dei cambiamenti climatici in atto, aumenterebbe l’esposizione di specie come gli orsi polari a una serie di composti chimici artificiali, tra cui ritardanti di fiamma e plastificanti, intrappolati nei ghiacci da decenni.
L’orso polare (Ursus maritimus), specie simbolo della regione, subisce gli effetti di una doppia minaccia: i cambiamenti climatici e gli inquinanti chimici persistenti, come i PCB (policlorobifenili).
I contaminanti chimici, che alle basse temperature si degradano con estrema difficoltà, per la loro affinità con i tessuti grassi attraversano le membrane cellulari e si accumulano negli organismi viventi, soprattutto in quelli all’apice della rete trofica. Gli orsi polari, grandi predatori, sono in grave pericolo a causa della presenza di questi contaminanti nel grasso di foca, loro preda preferita. Queste sostanze nell’organismo agiscono anche a basse dosi: hanno effetti sul sistema ormonale, immunitario e riproduttivo, minando gravemente la sopravvivenza di questa specie.
Nonostante le regioni polari non siano direttamente interessate da attività antropiche, è stato rilevato come molti contaminanti organici persistenti, impiegati principalmente nelle regioni tropicali e temperate, migrino attraverso evaporazioni e condensazioni successive verso le regioni più fredde dove, a causa delle basse temperature, non riescono più passare alla fase vapore, rimanendo intrappolate.
Molte di queste sostanze hanno proprietà di interferenti endocrini, possono cioè simulare gli estrogeni – gli ormoni che determinano le caratteristiche femminili – , e stanno causando nelle popolazioni di orso polare problemi di pseudoermafroditismo.
I contaminanti chimici quindi rappresentano, per l’orso polare e per l’intero ecosistema artico, un’ulteriore complicazione al già grave problema dell’adattamento al cambiamento climatico.
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