Loredana, moglie di un detenuto recluso a Poggioreale (Napoli), ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano chiedendo aiuto per risolvere la gravissima situazione in cui versa il marito, costretto, per un problema alle vie urinarie, a trascinarsi il catetere e la sacca dell’urina in una cella in condizioni igieniche precarie e in coabitazione con altri detenuti. Trasferito presso l’Ospedale Cardarelli per affrontare la grave patologia, dopo pochi giorni il detenuto è stato rimandato a Poggioreale perché l’ospedale ritiene di non potersi assumere la responsabilità dell’intervento necessario.
Caterina, invece, ha scritto una lettera aperta al ministro della Giustizia protestando per il fatto che la sorella Mariangela, detenuta nel carcere di Gazzi, a Messina, non è stata trasferita in ospedale malgrado un provvedimento in tal senso emesso il 26 agosto scorso dal gip di Reggio Calabria: «Mariangela, madre di quattro bambini, è cardiopatica e talassemica, patologie per le quali è stata ricoverata in passato negli Ospedali riuniti di Reggio Calabria. Signor ministro, non voglio perdere l’unica sorella che ho ed i miei nipoti la loro mamma. La prego di intervenire al più presto perché non so quanto mia sorella potrà resistere nel carcere di Gazzi».
A un detenuto, malato di un tumore al cervello, che aveva chiesto di scontare la pena in detenzione domiciliare, la Cassazione ha risposto sostenendo che ai malati gravi va evitata la prigione, anche se la patologia è compatibile con la detenzione e con le opportunità di cura fornite dal carcere. La Corte di Cassazione ha quindi invitato i giudici a concedere le misure alternative al carcere anche quando il tipo di reato non le prevede.
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