Il progetto Anrel – Agenzia nazionale di reinserimento lavorativo per detenuti ed ex detenuti, è al palo. Dopo tre mesi di vita (l’Agenzia è stata lanciata ufficialmente dal ministero della Giustizia lo scorso giugno), nessun segnale da uno strumento su cui si riponevano molte speranze per abbattere la recidiva. «Siamo in una fase di perfezionamento delle attività», spiega Salvatore Martinez, presidente della Fondazione Di Vincenzo, ente capofila del progetto, a cui collaborano altre sigle del non profit come Acli, Caritas, Coldiretti, Federsolidarietà, Prison fellowship, a fianco di Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, Agenzia per i beni confiscati alle mafie e Comitato per il microcredito. Anrel prevede l’avvio al lavoro di 1.800 persone provenienti dalle carceri di cinque regioni (Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia) e conta su 4,8 milioni che il ministro della Giustizia Alfano ha prelevato dalla Cassa delle ammende. «In questi primi mesi gli enti promotori hanno attivato una cabina di regia che lavora su sei tavoli tematici: progettazione, strategie operative, comunicazione, monitoraggio, normativa e informatizzazione», prosegue Martinez. A quando i primi reinserimenti? «A breve 30 detenuti verranno scelti per gestire il sistema informatico del progetto. Ma il vero e proprio start up del progetto inizierà verso Natale e durerà sei mesi», aggiunge. Ne consegue che per l’entrata a regime di Anrel si dovrà quindi attendere almeno luglio 2011. (F.D.)
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