Non profit
E’ battaglia sui nomi
Dal "Milleproproghe" l'indicazione di inviare dati dei Pma al Ministero. Roccella assicura: «privacy da rispettare»
di Redazione

Scoppia la polemica. E subito arrivano i distinguo. Secondo un emendamento del senatore Lucio Malan, infatti, contenuto nel decreto “milleproroghe” approvato venerdì al Senato, i centri per la procreazione medicalmente assistita (Pma) dovranno inviare i dati in loro possesso al Ministero della Salute il quale li inoltrerà all’Istituto Superiore di Sanità e al Centro nazionale trapianti (Cnt).
Se per il senatore del Pd, Ignazio Marino, si rischia così la violazione della privacy di chi si affida ai Centri e potrebbe dar luogo a possibili «schedature», il ginecologo Severino Antinori, presidente dell’Associazione Mondiale per la medicina della riproduzione Warm, va ben oltre e minaccia: «Sarò costretto a riferire i nomi delle coppie che si sono sottoposte a fecondazione assistita e fra questi ci sono molti parlamentari di diversi partiti e ministri del Governo Berlusconi che si sono rivolti al mio centro per avere un figlio».
A buttare acqua sul fuoco ci pensa invece il sosttosegretario alla Salute Eugenia Roccella: «La trasparenza, naturalmente non può in nessun modo violare le norme della privacy e il diritto all’anonimato e alla riservatezza delle coppie, e ricordiamo ancora una volta che le modalità adottate saranno sostanzialmente le stesse che già adesso proteggono la privacy in tema di trapianti di cellule e tessuti».
Ancora più netta la posizione dello stesso Centro nazionale trapianti: «Nessun nome delle persone che si sottopongono a fecondazione assistita, potrà essere trasmesso al ministero della Salute». Ribadisce il Cnt smentendo, in una nota, che l’invio dei dati disaggregati, previsto nel testo dell’emendamento al Milleproroghe, possa riguardare in alcun modo l’identificazione delle persone che si sottopongono alla procedura.
«L’invio unico di dati risponde alla richiesta fatta dai centri stessi di non comunicare due volte gli stessi dati, con modalità diverse, a due istituzioni diverse», precisa il Cnt. L’invio dei dati, continua la nota del Centro, «avverrà con le stesse modalità che proteggono la privacy nell’ambito delle procedure di donazione e trapianto di tessuti e cellule, e consisterà nella trasmissione di un codice univoco la cui chiave rimarrà in possesso dei centri di fecondazione: in altre parole, l’associazione fra nomi dei pazienti e codici rimane all’interno dei centri stessi e non viene comunicata all’esterno. In questo modo nessuno oltre i centri potrà mai identificare le persone che si sottoporranno alle tecniche di fecondazione”. Le direttive europee e i rispettivi recepimenti nazionali “prevedono – sottolinea il Cnt – la tracciabilità di cellule e tessuti e la verifica che quanto avviene nei centri risponda a criteri standardizzati di qualità e sicurezza, ma non l’identificazione nominativa dei singoli soggetti. Tali prescrizioni prevedono infatti il rispetto delle normative sulla privacy in vigore in ciascun Stato membro. Queste disposizioni sono recepite dall’articolo 14 del Decreto legislativo 191. Il Garante della privacy sarà pertanto chiamato a confermare il rispetto delle norme sulla modalità di trasmissione dei dati. La lettura delle direttive europee e dei decreti legislativi di recepimento consente di verificare quanto precisato».
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