Non profit
Oltre 74mln per l’integrazione
Presentato il Rapporto sull'immigrazione in Italia dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi
di Redazione

Al 2009 la popolazione straniera presente nell’Unione europea ammonta a poco piu’ di 32 milioni, il 6,4% della popolazione complessiva (circa 500 milioni). E’ la Germania a registrare la presenza straniera piu’ numerosa (22,4%), seguita dalla Spagna (17,6%), dalla Gran Bretagna (13,1%), dall’Italia (12,1%) e dalla Francia (11,6%). Questi 5 paesi da soli raccolgono quasi l’80% della popolazione immigrata presente nei 27 paesi che compongono l’Unione europea. E’ quanto emerge dal Rapporto sull’immigrazione in Italia presentato oggi dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e dal direttore generale per l’Immigrazione del ministero del Lavoro, Natale Forlani. Tra il 2000 e il 2008, l’incremento demografico osservato nell’Ue è trainato dalla componente straniera, che varia del 3,7%, a fronte di un aumento della popolazione complessiva dello 0,6%. La popolazione straniera continua la sua crescita anche durante la recessione economica del 2009: +4,3% rispetto al +0,4% totale.
Tra i primi 5 Paesi per presenza immigrata, Spagna e Italia sono quelli che, sia nel periodo precedente la crisi che nel 2009, osservano una crescita piu’ sostenuta, con un incremento notevole dell’incidenza degli stranieri: per la Spagna questa passa dal 2% del 2000 al 12,3% del 2009; per l’Italia dal 2,2% al 6,5%. Germania e Francia, che gia’ al 2000 segnano una quota elevata di stranieri, vedono una variazione della popolazione immigrata praticamente nulla. Fino a meta’ degli anni ’80 la crescita della popolazione straniera in Italia ha registrato un andamento costante del 7%. Negli anni ’90 questa e’ passata da 500 mila a oltre 1 milione. Il vero cambio di marcia si ha pero’ a meta’ anni Duemila, quando la popolazione straniera raddoppia passando da 2 milioni a 4,3 milioni.
Migranti e disoccupazione
Negli ultimi due anni il numero di disoccupati presenti in Italia e’ passato da 1,7 milioni del 2008 ad oltre 2 milioni nel 2010. L’aumento ha riguardato per 281 mila unita’ la componente italiana e per 104 mila quella straniera, con un variazione percentuale superiore al 60%, concentrato soprattutto nel primo anno di crisi. Piu’ contenuta, ma di ampiezza rilevante, la crescita della componente italiana (+18,4%) che nel primo anno di crisi ha visto il 62,6% dei licenziamenti.
Senza ombra di dubbio, sono i maschi i piu’ colpiti dalla crisi. Infatti, l’incremento delle persone in cerca di occupazione e’ pari al 34,6% tra il 2008 e il 2010, contro l’11,6% registrato dalle femmine. Variazione percentuale che si fa consistente tra gli stranieri: +101,5% e +37,9%, rispettivamente per maschi e femmine, contro il 28,7% e l’8,4% degli italiani. All’incremento delle persone straniere in cerca di occupazione si affianca una crescita consistente del tasso di disoccupazione.
In Italia, secondo i dati Istat, il bilancio nei due anni della crisi (2009 e 2010) indica una perdita di 554 mila posti di lavoro (realizzata per piu’ di due terzi nel primo anno), ripartiti tra un calo degli occupati italiani pari a circa 863 mila unita’ (-4,0%) e a una crescita dell’occupazione immigrata di 309 mila unita’ (+17,6%). A questo si aggiunge la diminuzione del tasso di occupazione, l’incremento del tasso di disoccupazione e del numero di persone in cerca di occupazione sia per gli italiani che per gli stranieri.
Tra il 2008 e il 2010, a fronte di un leggero calo della popolazione italiana dai 15 anni in su (-63 mila, -0,1%), si e’ registrato un aumento significativo di quella straniera (+626 mila, +24,4%). Tali dinamiche demografiche si riversano sull’occupazione in modo diverso. Nel caso degli italiani, alla diminuzione del numero di occupati (-863 mila) si accompagna l’incremento dei disoccupati (+281 mila) e degli inattivi (+519 mila). Nel caso degli stranieri l’aumento della popolazione si riversa in ognuno dei tre aggregati: occupati (+309 mila), disoccupati (+104 mila) e inattivi (+213 mila).
Il 2009 e il 2010 si sono caratterizzati per la crescita delle ore concesse di cassa integrazione guadagni superando anche i valori raggiunti con la crisi del 1984 e del 1993. I lavoratori coinvolti sono risultati circa 554 mila nel 2009 e 729 mila nel 2010, pari rispettivamente a circa il 3 e il 4% dei lavoratori complessivi. Accanto alla cassa integrazione si sono registrati incrementi considerevoli del numero di beneficiari l’indennita’ di mobilita’ e di disoccupazione concesse a seguito del licenziamento del lavoratore. I beneficiari stranieri dell’indennita’ di mobilita’ nel 2009, si legge ancora nel Rapporto sull’immigrazione in Italia, si sono incrementati del 28,9% a fronte di una crescita complessiva del 9,6% e della componente italiana dell’8,3%. Per quanto riguarda la disoccupazione non agricola, l’aumento dei percettori stranieri e’ risultato del 65,4% nel caso di requisiti ordinari e del 3,3% per i requisiti ridotti. I corrispondenti incrementi per gli italiani si sono attestati su tassi inferiori e per i requisiti ridotti si e’ osservata una diminuzione dei beneficiari. Infine,osservando la disoccupazione agricola, a fronte di una diminuzione dei beneficiari italiani vi e’ stato un incremento di quelli stranieri, del 16,8% nel caso di requisiti ordinari e del 39,1% per quelli ridotti.
Cosa mette in campo il governo?
Il finanziamento complessivo destinato dal ministero del Lavoro per le politiche migratorie e per l’integrazione socio-lavorativa della popolazione immigrata e’ pari a 74.012.000 euro. Le risorse impegnate sono a valere su diversi fondi nazionali e comunitari: Fondo sociale europeo, Fondo di rotazione, Fondo europeo di integrazione e Fondo per le politiche migratorie.
Educazione e apprendimento, lavoro, alloggio e governo del territorio, accesso ai servizi essenziali, minori e seconde generazioni: sono questi i 5 assi del ‘Piano per l’integrazione nella sicurezza: identita’ e incontro’. Parallelamente alle azioni relative agli assi, il ministero sta predisponendo il Portale dell’integrazione come strumento trasversale per l’accesso ai servizi per il lavoro e il monitoraggio e programmazione dei flussi migratori. Il Piano punta a migliorare la capacita’ previsionale dei fabbisogni quantitativi e qualitativi di manodopera nel territorio italiano e alla qualificazione dei servizi di selezione, orientamento, formazione e inserimento al lavoro.
Tra gli obiettivi del Piano, c’e’ anche la semplificazione degli adempimenti procedurali per l’attuazione di percorsi formativi nei paesi di origine e per l’inserimento al lavoro nel territorio italiano. Obiettivi che si possono raggiungere, si legge nel Piano, con l’ampliamento degli accordi diplomatici con i paesi di origine, la costituzione di Uffici di coordinamento presso le ambasciate, l’attivazione di programmi di formazione nei paesi di origine. Entro il 2011 si punta, infatti, a formare 4.500 lavoratori nei paesi di origine. Per la qualificazione professionale degli stranieri, si punta al rafforzamento della governance istituzionale con regioni ed enti locali per la promozione delle politiche del lavoro e della cooperazione pubblico-privata sui servizi, la costituzione di sistemi di monitoraggio sui percorsi lavorativi dei cittadini stranieri presenti in Italia. Verra’, inoltre, potenziata la cooperazione pubblico-privata dei servizi per l’impiego pubblici e degli intermediari autorizzati. Il programma prevede la stipula di accordi quadro con tutte le Regioni e di nuove convenzioni nazionali tra il ministero del Lavoro e il ministero dell’Interno, con soggetti intermediari autorizzati finalizzate alla rilevazione e gestione dei fabbisogni di domanda e offerta di lavoro e delle procedure.
Il ‘Piano per l’integrazione nella sicurezza: identita’ e incontro’ persegue anche l’obiettivo della promozione di azioni di contrasto allo sfruttamento della manodopera immigrata, alla qualificazione degli interventi nel settore lavoro domestico e dell’assistenza alla persona. Si intende anche promuovere la migrazione circolare attraverso servizi dedicati al rientro volontario assistito nei paesi di origine. Rientra tra le linee di intervento anche il sostegno all’autoimprenditorialita’ dei lavoratori immigrati favorendo l’accesso al credito e fornendo supporto allo start up d’impresa. Il programma prevede la realizzazione di almeno 400 imprese.
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