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L’impegno di Intersos

Nell’ambito della crisi libica, INTERSOS ha allertato una squadra di emergenza pronta a intervenire direttamente qualora gli sviluppi della situazione lo rendano necessario

di Redazione

Sono invece già in corso azioni di preparazione o di risposta in altri paesi arabi dove l’organizzazione è gia presente e operativa in particolare in Ciad e in Sudan – che confinano con la Libia a sud – e particolarmente in Yemen teatro anch’esso di forti scontri interni.

La situazione al confine occidentale della Libia è sempre piu complessa. Le informazioni raccolte da INTERSOS direttamente dal confine e dal proprio ufficio di Ginevra che si coordina con le maggiori agenzie delle Nazioni unite, confermano che il flusso di migranti che lasciano la Libia verso la Tunisia è in costante aumento. Oltre 75.000 persone hanno attraversato il confine dal 19 febbraio, la maggior parte dei quali sono egiziani che, avendo perso il lavoro per il quale si trovavano in Libia, chiedono ora di rientrare in patria. Circa 40.000 persone stanno attendendo dall’altra parte del confine, in territorio libico.

INTERSOS sta valutando la situazione concreta e in costante coordinamento con i maggiori attori coinvolti, riteniamo che il supporto della comunità internazionale debba oggi concentrarsi nel fornire i mezzi logistici necessari a rimpatriare, via aerea e via mare,  le decine di migliaia di persone che lo chiedono. Attendendo che si proceda a un’accurata valutazione delle condizioni e dei bisogni dei richiedenti asilo in Tunisia.

INTERSOS raccomanda che «le risposte del governo italiano vadano proprio a sostegno delle azioni ora necessarie: sostenere il governo tunisino e le agenzie internazionali attraverso la fornitura di tende e beni di prima necessità, per garantire l’assistenza in questa fase transitoria».
«E’ necessario inoltre che il nostro paese non agisca in modo unilaterale, ma lo faccia in stretto coordinamento con le agenzie delle Nazioni Unite presenti sul campo, in particolare con UNHCR, rispondendo al principale problema dell’urgente rimpatrio volontario delle persone ora in fuga, fornendo quindi senza ritardi adeguati mezzi navali e aerei. Occorre evitare che i necessari centri di transito e di assistenza si trasformino in campi permanenti in territorio tunisino, così come occorre tenere ben distinti, senza confonderli, l’assistenza umanitaria e la volonta governativa di prevenire presunti flussi di richiedenti asilo».

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