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La mano di Mubarak dietro le violenze contro i copti
La denuncia del cardinale Antonios Naguib
di Redazione

di Lucio Brunelli*
Ricordate la strage di capodanno nella chiesa d’Alessandria d’Egitto? Stampa e tv ci convinsero che la responsabilità della carneficina (21 morti) ricadeva su Al Kaida o comunque sugli estremisti islamici. L’attentato suscitò indignazione e solidarietà con le minoranze cristiane sotto attacco, con petizioni per la libertà religiosa sottoposte al parlamento europeo. Ora si sta facendo strada un’altra verità, raggelante. L’ombra di una strage di stato, decisa per ricompattare il consenso a un regime in crisi, agitando lo spettro della minaccia integralista. Già nei primi giorni della ‘rivoluzione’ di piazza Tahrir erano filtrate voci sull’ambiguo ruolo del ministro degli interni, Habib el-Adly. Adesso l’ex ministro è formalmente indagato e dovrà rispondere non solo di omessa sicurezza ma anche di partecipazione attiva al complotto. Ho parlato di questi fatti con il cardinale Antonios Naguib, patriarca dei copti cattolici d’Egitto, a Roma per partecipare a un incontro di Sant’Egidio. Ha raccontato nuovi dettagli, su cui gli investigatori stanno cercando riscontri. Un funzionario del ministro degli interni, il maggiore Fathi Abdelwahid, avrebbe prese contatto in carcere con il leader di un gruppo radicale. Questi reclutò un proprio uomo per l’esecuzione dell’attentato. “La sera del 31 dicembre – racconta Naguib – l’uomo portò l’esplosivo con un’auto davanti alla chiesa. La macchina fu però fatta saltare in anticipo, con un detonatore, per eliminare anche lo scomodo testimone”. Due altri uomini erano coinvolti nella preparazione dell’attentato. “Dopo l’eccidio furono prelevati da ufficiali della sicurezza e reclusi in un luogo sicuro. Il 25 gennaio scoppiò la rivoluzione che avrebbe portato alla cacciata di Mubarak; nel caos che seguì i due uomini riuscirono a fuggire e si rifugiarono nell’ambasciata britannica dove raccontarono tutto quello che sapevano”. Anche il ministro degli esteri Frattini è stato informato degli sviluppi delle indagini durante la sua visita al Cairo, il 23 febbraio.
Proprio il titolare della Farnesina s’era battuto in sede europea perché fossero attuate pressioni diplomatiche contro l’Egitto, colpevole di non proteggere i cristiani dai fondamentalisti islamici. Iniziative lodevoli? No, inopportune, secondo Naguib. “Ogni appello a pressioni diplomatiche, a iniziative punitive o a sanzioni economiche rivolte all’Egitto per le vicende che riguardano i cristiani egiziani, è il danno più grave che si possa fare agli stessi cristiani”. Rischiano di perpetuare il pregiudizio che vede i cristiani come una propaggine dell’Occidente.
* questo è il testo della rubrica Pani & pesci pubblicta su Vita magazine
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