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Action Aid: L’Europa dia un segnale forte

di Redazione

Il Summit dei Capi di Stato dell’Unione Europea dia un segnale forte sulla volontà di costruire una politica di cooperazione con i paesi del Nord Africa che possa contribuire allo sviluppo democratico ed economico dell’area, ben oltre l’emergenza richiedenti asilo di questi giorni e le opzioni militari disponibili. La revisione delle politiche di cooperazione deve prender atto che l’emergenza di oggi ha in parte le proprie radici nelle scelte di interesse economico degli anni passati”. Questo l’appello di Marco De Ponte, Segretario generale di ActionAid alla vigila del Consiglio Europeo Straordinario che si occuperà della crisi libica.

“E’ importante che in quest’occasione l’Europa dimostri di essere unita, garantendo la protezione della popolazione libica in fuga, ma anche di quelle persone che stanno affollando le coste del Mediterraneo e che scappano dalla miseria e dalla fame in altri paesi dell’africa sub-sahariana”, continua Marco De Ponte. “Si tratta di un dovere morale, politico e sancito dal diritto internazionale. L’Europa tutta non può sottrarsi a questo impegno, ma dovrà evitare di utilizzare il parametro della prossimità per guidare in maniera inadeguata le proprie scelte in materia di aiuto pubblico allo sviluppo”.

Il faro che ha guidato le più recenti politiche di sostegno a regimi anche oppressivi – spiega ActionAid – è stato quello della tutela degli interessi nazionali che hanno prodotto un’attenzione quasi esclusiva alle questioni dell’accesso a fonti di approvvigionamento energetico, al mercato della vendita di armi e soprattutto al controllo dell’immigrazione. La ricostruzione democratica dei paesi dell’area del Maghreb deve invece ripartire da un sistema di cooperazione con l’Europa che rimetta al centro del dialogo una prospettiva di lungo termine che trascenda gli “interessi di bottega” di ciascuno stato membro, ma al tempo stesso obblighi ciascuno al rispetto degli impegni presi in materia di cooperazione internazionale, impegni sui quali l’Italia risulta purtroppo del tutto fuori dal consenso europeo.

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