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Anti-eroi d’Italia

Quattro ritratti dei protagonisti sociali della nostra unità. In edicola con Vita

di Redazione

Non sono stati solo Garibaldi e Mazzini. Sono stati uomini e donne che, senza imbracciare fucili, hanno lasciato un segno profondo. Fra loro anche figure sociali di altissimo livello come don Giovanni Bosco, Gaetano Pini, Giorgia Saffi e lo svizzero fondatore della Croce Rossa Henry Dunant. Proprio a loro Vita dedica la copertina del numero che trovare in edicola da domani. In più sullo stesso tema un’intervista a Franco Cardini e un racconto di Aurelio Picca.

 

Ecco un assaggio dei ritratti che Giuseppe Frangi e Franco Bomprezzi dedicano rispettivamente a don Bosco e Gaetano Pini. 

 

 

Don Bosco. Il 26 maggio 1860 don Giovanni Bosco si era visto piombare a Valdocco, dove aveva sede il suo grande oratorio, 18 guardie, tre funzionari del ministero degli Interni, due avvocati e un delegato della Pubblica sicurezza. Cercavano prove delle sue tresche con la Santa Sede. Una soffiata gli aveva preannunciato la “visita” e

così aveva avuto tempo di nascondere le carte che avrebbero potuto impugnare contro di lui. Don Bosco non aveva mai digerito il progetto del partito piemontese che stava per portare all’unità d’Italia. Lo diceva apertis verbis. E aveva addirittura scritto nel 1856 una Storia d’Italia di enorme successo. Sono pagine di un autore che si

adegua alla capacità di comprensione dei suoi lettori, di un educatore di giovani “poveri ed abbandonati” che non fanno storia… CONTINUA IN EDICOLA

 

 

Gaetano Pini. Raddrizzare le ossa deformi dei bambini rachitici. In pratica il senso etimologico di “ortopedia”: era questa la missione di un mazziniano, garibaldino, il cui nome ancora adesso viene pronunciato di frequente a Milano, ma solo perché associato a un ospedale moderno. E’ Gaetano Pini. Una figura di grandissimo rilievo non solo per il suo impegno medico, ma anche per il suo stare dalla parte dei poveri, medico dei poveri. Poche le tracce nella memoria di oggi. Un testo (ritrovato grazie alla preziosa collaborazione di Matteo Schianchi), ce lo restituisce con grande vivacità. E’ di Giorgio Cosmacini, storico della medicina. Ecco la sua descrizione: «Il giovane medico si chiamava Gaetano Pini ed era figlio di Tommaso, un agiato commerciante poi travolto da un grave dissesto finanziario, e di Larissa, donna – come allora si diceva e scriveva – “di elevato sentire”. Dopo gli studi medio-superiori nel Collegio Cicognini di Prato, aveva studiato medicina a Pisa e si era laureato a Napoli, “culla, vivaio e palestra”, in quegli anni, del “positivismo medico” di Salvatore Tommasi e Arnaldo Cantani. Aveva intervallato gli studi in due occasioni: l’una nel 1866, quando volontario ventenne nel 2° Reggimento Granatieri, era accorso a “servire la Patria con il braccio” combattendo da valoroso nell’avversa giornata di Custoza; l’altra nel 1867 quando, con un gruppo di livornesi e pisani capitanati da Nicola Guerrazzi, era accorso a seguire Garibaldi nell’avventura di Mentana»…CONTINUA IN EDICOLA

 

 

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