Mondo
A Linosa i primi profughi in fuga dalla Libia
Sono almeno 300, tra cui donne e minori. L'ong Save the children si sta occupando di loro
di Redazione
Raccontano di essere stati imprigionati e detenuti per anni nelle carceri libiche, dove hanno subito violenze di ogni tipo, da quella sessuale sulle donne ad accoltellamenti e fratture a gambe e braccia per gli uomini. Riferiscono che la situazione in Libia è molto grave, che sarebbero voluti scappare in Tunisia ma che è stato consigliato loro di non farlo perché troppo pericoloso. Raccontano che per le strade di Tripoli ci sarebbero bambini armati.
Sono queste alcune delle storie rese a uno degli operatori di Save the Children che è tra i primi ad essere entrato in contatto con i circa 300 migranti, eritrei, etiopi, sudanesi, ganesi, provenienti dalla Libia, tratti in salvo e portati a Linosa nella notte di domenica 26 marzo 2011. Sull’imbarcazione anche un piccolo di appena 4 ore, Yeabsera, con la sua mamma: l’operatore di Save the Children è stato l’unico in grado, al momento dell’intervento dell’elisoccorso che ha portato la donna e il neonato in ospedale, di parlare con la giovane donna, comprendendone la lingua.
Tutti i migranti giunti a Linosa sono stati trasportati in giornata a Porto Empedocle per le operazioni di identificazione. Dall’inizio dell’intensificarsi degli arrivi di migranti tunisini a Lampedusa, Save the Children è presente con un proprio team a Lampedusa: cinque gli operatori dell’organizzazione che, nell’ambito del Progetto Praesidium, sono impegnati a Lampedusa a fornire ai minori in arrivo, sia non accompagnati che accompagnati, informazioni, supporto legale, mediazione culturale.
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