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Nuove proteste: 21 morti

Migliaia di persone in piazza contro Assad. L’Unione europea sta valutando sanzioni

di Redazione

È di 21 morti il bilancio provvisorio delle vittime degli scontri scoppiati oggi in Siria,dove migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il presidente BAshar al-Assad.  Le manifestazioni anti-governative hanno avuto luogo in molte città del Paese dopo la tradizionale preghiera islamica di mezzogiorno, come hanno riferito testimoni oculari alla tv araba “al-Jazeera”. Tra le vittime ci sarebbe anche un bambino di sette anni.

Le proteste sono divampate in particolare a Daraa, Homs, Banias e Albukamal. A partire da questa mattina le principali tv satellitari arabe stanno seguendo in diretta gli avvenimenti, collegandosi con attivisti e testimoni e utilizzando i video diffusi dagli attivisti sul web per mostrare le immagini delle proteste. L’emittente qatariota parla anche di manifestazioni nei villaggi fuori le città di Damasco e Aleppo e sottolinea come «la popolazione abbia deciso di manifestare in strada nonostante la massiccia presenza dei militari dispiegati dal governo».

Sarebbero oltre cinquemila le persone scese in piazza nei pressi di Damasco. Lo riferisce al-Jazeera, citando un testimone, coperto da anonimato. La fonte ha anche denunciato le dimensioni della tragedia in atto nella zona di Tall Kalakh, vicino al confine con il Libano, dove da giorni le forze di sicurezza starebbero intervenendo per impedire ai siriani di entrare in Libano e sfuggire alla dura repressione delle proteste antigovernative. «A Tall Kalakh – ha detto – è in corso un massacro». Le forze di sicurezza siriane hanno imposto il coprifuoco nelle località di Nemr, Jassem e Hara nella di Hawran, nell’estremo sud della Siria, alle porte di Daraa.

Intanto il portavoce della Farnesina Maurizio Massari – nel corso del consueto briefing settimanale – ha riferito che dal Cae (il consiglio dei minsitri degli Esteri dell’Unione europea) di lunedì a Bruxelles arriverà la decisione di ampliare di una decina di nomi, compreso quello del presidente Bashr Assad, la lista di persone del regime siriano sottoposte a sanzioni, quali il divieto ai viaggi, il congelamento dei beni e l’embargo sulla vendita di armi. Massari ha poi sottolineato che per l’Italia sono tre le precondizioni per la situazione in Siria: fermare le violenze, aprire il dialogo nazionale e avviare le riforme. Quanto alle sanzioni, «c’è un consenso tecnico – ha detto Massari – ma data l’importanza della misura si è deciso lasciare la decisione politica alla riunione dei ministri».

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