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Cooperazione & Relazioni internazionali

Africa Orientale, dramma siccità

Agire ha lanciato un appello e una raccolta fondi

di Redazione

Quattro paesi in Africa Orientale sono oggi colpiti dalla peggiore siccità registrata negli ultimi 60 anni. L’Etiopia, la Somalia, il Kenya e il Sud Sudan si trovano infatti a fronteggiare una crisi che riguarda 10 milioni di persone in un’area delle dimensioni della Francia.

Erano 60 anni che nel Corno d’Africa non si verificava una siccità come questa. Una delle consuete stagioni delle piogge è completamente mancata e questo ha provocato una serie di conseguenze gravi sulla vita quotidiana di questi Paesi. Lo conferma Vincent Annoni, coordinatore regionale del Cesvi per Kenya, Somalia e Sudan, che da tempo è attivo in questi Paesi: “La perdita dei raccolti mette a rischio la sopravvivenza delle famiglie. Per quanto riguarda l’allevamento – che nella regione è principalmente di cammelli e mucche – è addirittura devastante l’effetto, perché ci sono famiglie che hanno perso quasi la metà delle loro mandrie. Dal punto di vista sanitario, medico, non avendo risorse proprie, non si può accedere a servizi medici che sono a pagamento. Inoltre, non si può avere accesso all’acqua perché anche l’acqua, in questo angolo del mondo, è a pagamento”.

Nel campo di Dadaab, al confine tra Somalia e Kenya, dove il Cesvi è operativo con progetti di salute pubblica e per lo smaltimento dei rifiuti, il numero dei profughi è in continua crescita, con 10 mila persone in arrivo ogni settimana. Si tratta soprattutto di giovani con meno di 17 anni e anziani con più di 60 anni, tutte categorie estremamente vulnerabili. Il 60% sono donne. Le condizioni di vita nel campo non sono più sostenibili (360 mila profughi ad oggi) e il tasso di malnutrizione acuta supera il 25%. A farne le spese sono soprattutto i bambini.

Le cause di questa situazione sono da ricercarsi nelle scarse precipitazioni verificatesi nel corso delle ultime due stagioni delle piogge. Una conseguenza dei cambiamenti climatici in atto sul pianeta che, secondo IPCC (Centro Scientifico Intergovernativo per il Cambiamento Climatico)I, colpiscono con particolare gravità l’area del Corno d’Africa. Una crisi prevedibile che era già stata annunciata da mesi dalle Organizzazioni Internazionali e dalle ONG presenti sul campo, ma che ancora oggi, nonostante la sua gravità, non trova una attenzione diffusa da parte dei media e dei donatori.

Per ora la Comunità Internazionale, e soprattutto il sistema mediatico, non hanno dato voce alla crisi umanitaria in corso. L’appello delle Nazioni Unite – fissato a 691 milioni di dollari – è stato finanziato solo per il 30%. La conseguenza di questa disattenzione è che le organizzazioni internazionali possano non avere fondi a sufficienza per fare fronte alle necessità delle popolazioni colpite e che enormi bisogni sul terreno restino privi di adeguata assistenza.

AGIRE, Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze, ha deciso il lancio di un appello congiunto di raccolta fondi per garantire i necessari soccorsi e sostenere le attività di emergenza delle nove ONG associate – ActionAid, Amref, Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Intersos, Save the Children e il Vis – già presenti nei paesi colpiti.


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