Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve rispondere urgentemente alla repressione in corso in Siria deferendo la situazione alla Corte penale internazionale, ha affermato Amnesty International, mentre continuano le notizie di bombardamenti da parte delle forze di sicurezza nella città di Hama, dove sono state uccise decine di persone.
Il Consiglio di sicurezza si è riunito oggi per discutere delle violenze in corso nel paese. Ma la riunione si è conclusa con un nulla di fatto. La discussione è stata aggiornata, anche se fonti diplomatiche assicurano che c’è la volontà dei 15 Paesi del Consiglio di giungere ad un accordo per esprimere una condanna delle violenze perpetrate sul popolo siriano dalle forze di sicurezza del presidente Bashar al Assad.
«Le autorità siriane hanno scatenato i loro attacchi mortali su manifestanti in gran parte pacifici che chiedevano riforme» ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
«È evidente che il presidente Bashar al-Assad non vuole fermare le sue forze di sicurezza, pertanto le Nazioni Unite devono agire in modo deciso per porre fine a questa violenta campagna di repressione. Dovrebbero come minimo imporre un embargo sulle armi, congelare gli assetti patrimoniali del presidente al-Assad e di altri funzionari sospettati di crimini contro l’umanità, e deferire la situazione della Siria al procuratore della Corte penale internazionale».
Amnesty International ha ricevuto i nomi di 1500 persone che si ritiene essere state uccise da quando le proteste per le riforme hanno avuto inizio, a metà marzo. Molti manifestanti e residenti sarebbero stati uccisi da proiettili esplosi dalle forze di sicurezza e dall’esercito.
Migliaia di manifestanti sono stati arrestati sulla scia delle proteste, molti tenuti in isolamento, altri sarebbero stati torturati o maltrattati mentre erano in custodia e in alcuni casi sono morti. In base alle sue ricerche, Amnesty International ha concluso che i crimini commessi equivalgono a crimini contro l’umanità perché a quanto pare sono parte di un attacco esteso e sistematico contro la popolazione civile.
Amnesty International ha ripetutamente chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di deferire la situazione in Siria alla Corte penale internazionale, come è stato fatto per la Libia a giugno dopo le violente proteste nel paese.
«Il Consiglio di sicurezza avrebbe dovuto fare passi concreti già da tempo per porre fine alla sanguinosa repressione in Siria che continua a costare innumerevoli vite durante le proteste pacifiche» ha concluso Luther.
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