Mondo

L’Etiopia è in vendita

Mentre gli etiopi muoiono di fame, il governo vende le parte delle terre agricole

di Redazione

Mentre la fame e la siccità imperversano su buona parte dell’Etiopia, il regime di Addis Abeba mette in vendita il suo bene più prezioso: la terra. E quella più ferrtile per giunta. Il piano, avviato nel 2009 prevede la vendita o la cessione in usufrutto di oltre 35 mila chilometri quadrati di terreni agricoli a multinazionali straniere che coltiveranno questi terreni per esportare vegetali da trasformare in biocarburanti oppure prodotti alimentari da esportare sul mercato internazionale.

Secondo un’inchiesta di Survival International, un’associazione internazionale che tutela le popolazioni indegene nel mondo, tra le aziende coinvolte ci sono anche due imprese italiane, tra cui la Fri El-Green Power. Per lei sono previsti 31mila ettari di terra presso la frontiera keniota, in una zona abitata dalla tribù dei Daasanach. Al Corriere della Sera, l’amministratoren delegato, Josef Gostner dichiara che l’azienda italiana produrrà “mais, soia, palma da olio e canna da zucchero che saranno totalmente destinati al mercato interno dell’Etiopia e saranno cosi’ di aiuto a fronteggiare sia periodi di emergenza alimentare durante le carestie, sia a sostenere nei periodi normali le popolazioni delle zone fertili della Valle dell’Omo”.

Le dichiarazioni di Gostner non convincono Gianfranco De Maio, responsabile medico di Medici Senza Frontiere: “questo genere di prodotti alimentari non servono quando è in corso una carestia perché hanno un basso contenuto proteico”.

Ma c’è un altro problema: centinaia di migliaia di etiopi rischiano di dover lasciare le proprie terre per dare spazio alle multinazionali. Come già accade in altre parti dell’Africa, la vendita di terreni agricoli in condizioni molto opache trasforma i contadini proprietari in operai agricoli sottopagati. “Costringendoli a diventare manovali, con ogni probabilità la qualità della loro vita peggiorerà drasticamente e saranno condannati alla fame e all’indigenza”.

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