Mondo
Liberati i quattro giornalisti italiani
Notizia flash su Corriere.it. Ecco come i loro giornali raccontano il rapimento
di Redazione

Alle 11.49 Corriere.it ha dato la notizia: i quattro giornalisti italiani rapiti ieri a Tripoli sono stati liberati. Ecco quanto scrive il sito in diretta: «Da quanto si apprende hanno fatto irruzione nella casa privata a Tripoli in cui erano prigionieri due giovani che li hanno liberati. Non è ancora chiara la dinamica, anche se le fasi della liberazione sarebbero state concitate. Sembra che il carceriere abbia lasciato la casa già nella notte scorsa. Il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli ha parlato con l’inviata Elisabetta Rosaspina che ha rassicurato che tutti stanno bene ed è apparsa tranquilla».
Ieri erano stati rapiti quattro giornalisti italiani, i due inviati del “Corriere della Sera” Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina, Claudio Monici di “Avvenire” e Domenico Quirico de “La Stampa”.
I quattro sono stati rapiti da un gruppo di civili, che hanno ucciso il loro l’autista, e poi consegnati ai lealisti di Gheddafi. I quattro inviati italiani sarebbero in un appartamento privato di Tripoli, dalle cui finestre si vede il centro commerciale di proprietà di Aisha Gheddafi, la figlia del Colonnello, nei pressi del bunker di Bab al Aziziya espugnato martedì pomeriggio.
Il primo a chiamare in Italia, ieri verso le 19, è stato Claudio Monici di “Avvenire”. Ha telefonato in Italia con un cellulare privato della rete Lybiana: «Stiamo bene, stiamo tutti insieme». Più tardi anche a Quirico viene concesso di telefonare, chiama la moglie: «Stai tranquilla, tutto bene». Su quel numero di cellulare, chiama in seguito anche il console italiano a Bengasi, Guido De Sanctis. Dopo averli malmenati brutalmente, dunque, li hanno rifocillati: «Comportamento strano, misteriosissimo – dice il console – continueremo a telefonare cercando di capire quali sono le loro intenzioni». L’Unità di Crisi della Farnesina sta cercando di ricostruire nel dettaglio le circostanze nelle quali si è verificato il sequestro e sta esplorando tutti i canali utili per la soluzione più rapida possibile della vicenda.
Di seguito alcuni stralci degli editoriali dei loro quotidiani.
Guardateli negli occhi
Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera
«Scriviamo queste poche note con l’animo schiacciato dall’ansia, ma con la speranza che tutto si concluda nel migliore dei modi. [… ] I nostri colleghi sono armati solo degli strumenti della loro professione. E soprattutto sono mossi dalla passione di scoprire e raccontare la realtà dei fatti. Forse questo, più del loro passaporto occidentale, li espone a ogni sorta di pericolo. […]”La speranza in ore di grande apprensione è che i sequestratori possano leggere ciò che scriviamo sui giornali, guardare le immagini trasmesse in queste ore, scorrere le notizie sul web. E interrogare le loro coscienze, ritrovare quel senso di umanità che fa parte della storia delle loro genti. Siamo sicuri – conclude De Bortoli – che guarderebbero con occhi diversi Elisabetta, Giuseppe, Domenico e Claudio che di ostile non hanno nulla e di amichevole tutto».
il testo completo dell’Editoriale di Ferruccio De Bortoli
La fatica del testimone
Mario Calabresi, direttore di La Stampa
«Domenico Quirico è un maratoneta, è abituato ai lunghi silenzi e noi siamo abituati ai suoi. […] In momenti come questi anche ai lettori diventa chiaro che le notizie, le immagini, quei racconti che trovano ogni mattina, hanno dietro notti insonni, rischi, viaggi stremanti, difficoltà e tensioni che raramente appaiono. Così come sono oscuri il lavoro e i rischi di autisti, guide e traduttori. […] È questo il nostro mestiere: il senso e il valore di andare sui luoghi, anche nel tempo di Twitter e Facebook, per dare ancora spazio “all’arrogante volontà di capire e raccontare”, per usare le parole di Domenico. Questa notte siamo tutti in ansia e vicini alle famiglie di questi nostri quattro amici, sperando solo che possano tornare al più presto a fare quello che li ha condotti fino alle porte di Tripoli: osservare e raccontare».
La telefonata
Claudio Monici, Avvenire
Avvenire pubblica un pezzo a firma di Luca Geronico, che dà conto della telefonata ricevuta da parte di Monici. « Ci ha assalito una banda di civili armati. Il nostro autista è stato fatto fuori. A noi hanno prelevato telefoni, computer e tutti gli effetti personali. Poi ci hanno passato ad alcuni militari, che ci hanno preso in consegna e ci tengono chiusi in questa casa. Ci siamo addentrati in una zona poco battuta, per fare il reportage. Lì siamo stati aggrediyti. Avvvisate le altre redazioni, chiamate l’unità di crisi della Farnesina e le nostre famiglie. Ho chiesto di poter telefonare, mi hanno lasciato chiamare da un loro telefono. Stiamo bene, ma qui fuori stanno combattendo. Non è vero che qui sono tutti in festa, fuori stanno sparando. Stiamo bene, rassicurate le famiglie». Geronico chiude così l’articolo: «Ieri a Zawiya è toccato in sorte anche a Claudio quello che ogni reporter di guerra mette in conto, pur senza dirlo, ogni volta che parte».
Leggi anche l’appello per la liberazione di Reporters sans frontières.
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