Mondo
Chi curerà l’Oms?
Licenziamenti e picchetti davanti la sede dell'Organizzazione mondiale della sanità. E la riforma?
di Redazione

La crisi si fa sentire. Ma questa volta a subirne le conseguenze non è un’azienda qualsiasi ma l’OMS, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Licenziamenti, picchetti di lavoratori ai cancelli, e il morale del personale al minimo storico.
Già a maggio di quest’anno, durante la riunione annuale dell’Assemblea Mondiale della Salute, la Direttrice Generale dell’Oms, Margaret Chan, aveva presentato una sua proposta di riforma dell’organizzazione centrata sul problema del finanziamento. Due i punti qualificanti di questa proposta: la necessità di riequilibrare la proporzione tra contributi obbligatori, quelli che tutti i paesi devono versare in quanto membri dell’OMS, e contributi volontari, quelli che i paesi danno in più, su base appunto volontaria, e apertura al settore privato.
E proprio per coinvolgere questi potenziali donatori, l’Oms organizzerà a Ginevra a novembre 2012 il primo Forum Mondiale della Salute. Al quale saranno invitati, oltre che i rappresentanti dei paesi membri, rappresentanti di organizzazioni non governative (ONG), del settore privato, del mondo accademico e di altre organizzazioni internazionali. Tra queste ultime, oltre ad alcune agenzie delle Nazioni Unite ed alla Banca Mondiale, ci saranno i vari fondi globali per la salute (quello per AIDS, malaria e tubercolosi in primis), le varie alleanze per la salute (guidate da quella per i vaccini), e naturalmente le fondazioni che si occupano di salute globale, a cominciare dalla Fondazione Bill e Melinda Gates.
Il paradosso è che in quell’occasione molti degli invitati siano più importanti dell’ospite. «L’OMS sembra essere sempre più a disagio in un mondo con un numero crescente di attori internazionali che sembrano avere i piedi più lesti e le tasche più capienti» commentava Nigel Hawkes
nel suo “Irrelevant” WHO outpaced by younger rivals sul British Medical Journal di maggio. O, come scrive un ex vice direttore dell’OMS stessa, Jack Chow, colui che per la prima volta l’ha definita irrilevante, «l’OMS non è più in grado di fissare l’ordine del giorno; sta lottando per mantenersi in piedi».
Per non parlare del fatto che fra alcuni invitati – come fra Ong e settore privato farmaceutico – non corre buon sangue. Tanto da consolidare contro la riforma una serie di attori. Il timore è sempre lo stesso: che possano prevalere interessi economici su quelli della salute. Questo timore è aggravato dal fatto che le ONG ritengono che l’OMS non abbia, nei suoi regolamenti, strumenti efficaci a ridurre o annullare questo rischio, né regole chiare per quanto riguarda il conflitto d’interessi, come evidenziato dalle ormai note vicende della pandemia di influenza suina.
Margaret Chan ha annunciato tre documenti per rispondere a queste ed altre preoccupazioni: uno sul governo dell’OMS, uno di valutazione indipendente dell’operato dell’OMS stessa, il terzo sul Forum Mondiale della Salute. Dovevano essere pronti per giugno, per poi essere discussi alla riunione speciale del Comitato Esecutivo dell’OMS convocata per novembre 2011. Ma per il momento non se ne sa ancora nulla.
Nel frattempo le difficoltà finanziarie sono aumentate, l’OMS sta licenziando molti dipendenti e si ritrova picchetti di lavoratori ai cancelli, come una qualsiasi industria in dismissione. Il morale del personale cade sempre più in basso. Si lotta per la sopravvivenza, proprio mentre un sondaggio lanciato dalla stessa rivista, la British Medical Journal, definisce l’Oms irrilevante per il 33% dei votanti.
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