Mondo
Somalia, ancora chiuso l’ospedale Sos
L'appello di Sos Villaggi dei Bambini per chiedere di porre fine all'occupazione della struttura sanitaria
di Redazione
Sos Villaggi dei Bambini sollecita le truppe militari affinché permettano di ripristinare il servizio ospedaliero e il programma di accoglienza presso il Villaggio Sos. L’occupazione da oltre cinque giorni dell’Ospedale Sos, da parte delle truppe sta costando la vita di molte persone: più di 500 persone, che avrebbero dovuto ricevere cure giornaliere, rischiano di morire mentre i letti dell’ospedale sono vuoti.
«L’ospedale Sos è rimasto un luogo protetto per 25 anni. La situazione attuale è inutile e immorale. Il Villaggio Sos è nato per i bambini non per i soldati. Un ospedale è un posto per curare i malati, non per nascondersi» dichiara con fermezza Wilhelm Huber, Responsabile di Sos Villaggi dei Bambini per l’Africa dell’Est, che sollecita i militari affinché restituiscano l’Ospedale e il Villaggio Sos alla popolazione alla quale appartengono.
Al suo monito hanno dato eco 54 medici facenti parte dello staff ospedaliero, che si sono rivolti ai leader militari, ai ministri del Governo Federale Somalo di Transizione (Tfg) e agli ufficiali alle Nazioni Unite, affinché venga fatto quanto in loro potere per risolvere al più presto la situazione. Hanno sottolineato l’importanza di recuperare il corpo senza vita di Ali Shabye, collaboratore di Sos Villaggi dei Bambini, rimasto nel punto dell’uccisione da lunedì mattina. Lo staff medico è preoccupato anche per il destino di un bambino disabile, di cui è stata denunciata la scomparsa nel fine settimana, e che temono sia rimasto vittima degli scontri.
Ahmed Mohamed Ibrahim, Direttore di Sos Villaggi dei Bambini Somalia, ha ribadito l’assoluta necessità di ripristinare il servizio ed è stato rassicurato dal personale militare che, dopo i danni procurati domenica 9 ottobre alla farmacia pediatrica, i locali dell’ospedale non sono stati ulteriormente danneggiati.
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