Non profit
La manovra delle lacrime
La medicina da 20 miliardi del professor Monti analizzata dai quotidiani
di Redazione

Prime pagine, commenti e analisi: ora che i contenuti della manovra sono finalmente venuti allo scoperto i giornali dicono la loro. Non mancano le critiche, anche da chi sinora aveva sostenuto i “tecnici” a spada tratta
IL SOLE 24 ORE del lunedì, eccezionalmente con pagine di attualità, apre con il titolo “Casa, pensioni, Irap: ecco il decreto salva-Italia”. A pagina 2-3 sintetizza in uno schema tutta la manovra. Lo riportiamo integralmente. A seguire i commenti dei principali quotidiani oggi in edicola:
IVA
entrata in vigore:
settembre 2012
Da settembre 2012 aumento delle aliquote Iva: l’aliquota del 21% passa al 23% mentre quella dell’10% sarà innalzata di un punto percentuale all’11 per cento. Questa misura è stata necessaria a garanzia dei risparmi previsti nella manovra estiva dal taglio delle agevolazioni fiscali. Sarà attuata «solo nel caso in cui sia necessario»
IRAP E ACE
entrata in vigore:
immediata
Prevista la totale deducibilità dell’Irap sul costo del lavoro, ai fini Ires e Irpef. Così si opera una radicale innovazione rispetto alla normativa in vigore che fissa al 10% la quota di deduzione forfettaria dell’Irap per quel che riguarda Ires e Irpef. Per i soggetti passivi dell’Ires introdotta inoltre la riduzione dell’onere tributario connesso alla remunerazione ordinaria del capitale reinvestito (Ace)
IMU E CASA
entrata in vigore:
gennaio 2012
Arriva la super-Imu anticipata dal 2014 al 2012. Ritorna il prelievo sulla prima casa che sarà del 4 per mille, ma salirà al 7,6 dalla seconda abitazione in su. Prevista la rivalutazione delle rendite catastali fino al 60%; sarà introdotto un nuovo tributo su rifiuti e servizi che manderà in pensione la Tarsu.In questo modo sarà assicurato allo Stato un extragettito da 11 miliardi
TASSA SUL LUSSO
entrata in vigore:
gennaio 2012
Superprelievo sui beni di lusso a partire dalle auto: dal 1° gennaio del prossimo anno sulle autovetture immatricolate nei tre anni precedenti scatterà un’addizionale erariale sul bollo di 20 euro per ogni chilowatt di potenza in più a 170 Kw. Confermata la supertassa per lo stazionamento delle imbarcazioni da diporto e quella sugli aeromobili privati.
ANTIEVASIONE
entrata in vigore:
gennaio 2012
Nell’anagrafe tributaria affluiranno tutte le informazioni relative ai conti correnti ed ai rapporti necessarie per l’esecuzione dei controlli fiscali. Le operazioni per contanti non potranno superare i 1000 euro e chi fornisce informazioni non rispondenti al vero all’amministrazione finanziaria rischia il carcere
TASSA CAPITALI SCUDATI
entrata in vigore:
immediata
Prelievo una-tantum dell’1,5% sui capitali fatti rientrare in Italia con lo scudo fiscale. I capitali scudati finora in Italia, dopo tre operazioni tra il 2001 e il 2010 di rimpatri e regolarizzazioni di beni mobili e immobili esportati o detenuti clandestinamente all’estero, ammontano a 182 miliardi. L’entità del prelievo dell’1,5%, se imposto sull’intero ammontare emerso, dovrebbe essere pari a 2,73 miliardi
PENSIONI
entrata in vigore:
gennaio 2012
Estensione del metodo contributivo a tutti, aumento dell’età di vecchiaia per le donne del settore privato (dal 2012 andranno in pensione a 63 anni), abolizione delle finestre mobili (e assorbimento di questi periodi nell’età effettiva di pensionamento), aumento delle aliquote sugli autonomi. Forte stretta sulle anzianità. Blocco delle rivalutazioni per gli assegni oltre 635 euro.
BANCHE
entrata in vigore:
immediata
Il ministero dell’Economia viene autorizzato, fino al 30 giugno 2012, a concedere la garanzia dello stato sulle passività delle banche italiane, con scadenza da tre mesi fino a 5 anni o, a partire dal primo gennaio 2012, a sette anni per le obbligazioni bancarie garantite. Le nuove garanzie che le banche potranno acquistare dallo Stato sono finalizzate a contenere i problemi di funding.
LIBERALIZZAZIONI
entrata in vigore:
immediata
Prevista una deregulation di professioni, farmacie, carburanti, negozi. Per questi ultimi, scatta la liberalizzazione degli orari di apertura, non più vincolata alle sole località turistiche o città d’arte. Si stabilisce che «costituisce principio generale dell’ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali sul territorio» senza vincoli
INFRASTRUTTURE
entrata in vigore:
immediata
Varate regole per incentivare la partecipazione di capitali privati al finanziamento e alla gestione delle opere pubbliche e favorire la bancabilità dei progetti, anche con riferimento a settori specifici (aeroporti, metropolitane, porti). Piano carceri finanziato attraverso valorizzazioni immobiliari. Fissata a 50 anni la durata minima della concessione per opere superiori al miliardo
IMPRESE
entrata in vigore:
immediata
Il Fondo di garanzia per le Pmi viene rifinanziato, per circa 300 milioni. Si interviene poi sui meccanismi di funzionamento per aumentarne l’efficacia. Viene abbassato da 8 a 6% il valore minimo di accantonamento come coefficiente di rischio, in modo da liberare maggiori risorse per le imprese. Nel caso delle medie impreseviene elevato l’importo massimo garantito a 2,5 milioni
AUTONOMIE
entrata in vigore:
gennaio 2012
Sforbiciati i trasferimenti statali ai vari livelli di governo che nel complesso perderanno 5,8 miliardi così suddivisi: 2,1 miliardi le regioni ordinarie, 1,035 le speciali e le province autonome, 1,45 miliardii comuni e 1,3 le province (di cui 800 milioni per il mancato ristoro da parte dello Stato dell’addizionale sull’energia elettrica)
DISMISSIONI
entrata in vigore:
immediata
Arrivano i fondi immobiliari pubblici per la valorizzazione, la gestione e la vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Fondi aperti ai privati. Il ministero dell’Economia, attraverso il Demanio, «promuove iniziative idonee per la costituzione di società, consorzi, fondi immobiliari», come contenitori dei beni e delle concessioni da dismettere
“Il sentiero stretto” e “Molte tasse poca crescita”. Sembrano bilanciarsi reciprocamente i due editoriali di REPUBBLICA di oggi. Nel primo il direttore Ezio Mauro parla di «una manovra pesante per i contribuenti e tuttavia indispensabile», nei confronti dell’Europa c’è «il rispetto degli obblighi imposti dalla crisi ma c’è uno spazio di autonomia nazionale e politica che fa di Monti il capo di un governo, non il legato di Bruxelles e Francoforte». Più critico il fondo di Massimo Giannini: «Dal governo dei professori ci saremmo aspettati qualcosa di più», scrive, «Non serviva un autorevolissimo tecnico prestato alla politica come Monti» «per varare una manovra che ha comunque il sapore di una stangata vecchio stile». In particolare, «E’ deludente che un governo tecnico non sia stato in grado di varare un’imposta sulle grandi fortune sul modello francese e non abbia nemmeno tentato di riequilibrare l’imposizione sulle rendite finanziarie (ferma al 20%) rispetto a quella sul lavoro (ormai a quota 36%)». A essere deludente secondo Giannini è anche la misura contro l’evasione fiscale, anche se «grazie alle pressioni del Pd, uno sforzo di giustizia sociale è stato fatto grazie alla tassa una tantum del 1,5% sui capitali rientrati con l’ultimo scudo fiscale di Tremonti». Salva «l’intervento sulle pensioni» Giannini: «serio e strutturale». E riassume: Monti aveva costruito questa manovra su una “triade inscindibile”: rigore, equità, crescita. Ma «Dei tre assi finora ne ha calato uno solo, cioè il primo».
“Tasse, case e pensioni: pesanti sacrifici”, titola il CORRIERE DELLA SERA di oggi, che alla manovra dedica 23 pagine. L’editoriale di apertura è a firma di Dario Di Vico (“Un’amara medicina”): «…Il completamento della riforma previdenziale e la riduzione dei costi delle Province, solo per limitarsi a due esempi, sono sicuramente provvedimenti che vanno nella direzione giusta e che rispondono a esigenze complementari. Mettere in sicurezza il nostro sistema pensionistico ma nel contempo dimostrare la volontà di ridurre i costi della politica, di cominciare a tagliare quell’eccesso di intermediazione che prevede tra il cittadino e lo Stato ben tre livelli di rappresentanza politica (Comuni, Regioni e per l’appunto le Province). Il cuore della manovra però – purtroppo – non sta tanto in questi pur importanti provvedimenti, quanto in un’amara medicina: l’aumento della tassazione che colpisce duramente la casa e riesuma qua e là un vecchio armamentario di imposte e balzelli. Fortunatamente alla fine il Consiglio dei ministri ha scelto di soprassedere all’idea di dar corso a un aggravio delle aliquote Irpef che avrebbe sbilanciato ancor di più il decreto dal lato dell’imposizione fiscale. Certo è che rimarrà nel ceto medio italiano la sensazione di essere considerato dai governi di turno – politici o tecnici che siano – come una sorta di bancomat, un portatore sano di liquidità che può essere drenata con facilità…»
«Piange il governo, noi di più». Così titola IL GIORNALE. Al centro della prima pagina non può mancare la foto della ministra Foriero in lacrime. Nel sommario: «Più che equa, la finanziaria è da equitalia: dai professori esattori una pioggia di tasse. Berlusconi a denti stretti: siamo responsabili, non facciamo barricate». L’editoriale è del direttore Alessandro sallusti: «Mario Monti, presentando ieri sera la sua manovra, ha giocato con le parole e con una retorica un po’ pretesca, stando attento a non irritare i partiti che dovranno sostenerlo in Parlamento. Il centrodestra è riuscito a portare a casa che l’Irpef non si ritocca all’insù, la sinistra ha ottenuto una tassa aggiuntiva sui capitali scudati (odiosa perché annulla un precedente patto tra lo Stato e i cittadini). Ma il risultato non cambia. I sacrifici sono grossi, tanto che nell’annunciare quelli di sua competenza (riforma delle pensioni), la ministra Fornero si è messa a piangere. Che dire, se piange il governo, figuriamoci cosa dovremmo fare noi lavoratori contribuenti. Per indorare la pillola, la declinazione dei sacrifici è stata preceduta dall’annuncio di tagli alla casta della politica. In sintesi, le Province verranno ridotte al lumicino, non saranno più organi di governo (dieci consiglieri, nessuna giunta) e le poltrone di enti pubblici non costituzionali non saranno più retribuite. Nessuna parola sul Parlamento, forse per evitare di inimicarsi deputati e senatori». Scrive Sallusti: «Al centrodestra questa manovra ovviamente non piace e di incentivi allo sviluppo se ne vedono ben pochi. Ma se non è ancora più punitiva per il ceto medio italiano forse lo si deve proprio al fatto che il Pdl ha accettato di sostenere il tentativo del governo Monti per condizionarne alcune scelte. È quindi probabile, anzi certo,che Alfano darà l’indicazione ai suoi di votare la fiducia che Monti chiederà in aula nei prossimi giorni. Il che non è propriamente un sì ai singoli provvedimenti, ma un secondo via libera al governo dei tecnici in attesa di vedere la prossima ondata di provvedimenti, tra i quali la riforma del mercato del lavoro. Se il centrodestra non ride, a sinistra si piange. La conferma di una riforma delle pensioni che tocca età e adeguamenti rende critico come non mai il rapporto tra la Cgil e il Pd che dovrà sostenerla in aula. Ma Bersani non ha via d’uscita, se non lasciare la protesta alla Camusso e a Di Pietro. Il vero capo del Pd, Giorgio Napolitano, non ammetterebbe colpi di testa».
Un asettico titolo di apertura è la scelta de LA STAMPA “Monti: decreto salva-Italia”. Sempre in prima in quattro riquadri dai diversi colori i punti della manovra divisi per capitoli: Previdenza, Casa e Fisco, Costi della politica e, infine, Sviluppo. Due i commenti che iniziano in prima pagina per concludersi a pagina 33. Il primo è quello di Luigi La Spina che titola “I sacrifici e la svolta promessa”. Si legge: «Ci sono momenti in cui scontentare tutti è un dovere e certamente questo, in Italia, è uno di quei momenti (…) Il messaggio di Monti segna l’atterraggio dal mondo delle illusioni e delle favole nel quale abbiamo vissuto, per troppo tempo, a quello di una realtà, per troppo tempo, nascosta e ignorata (…) Un atterraggio, dunque, brusco e doloroso, ma inevitabile. Per questo, suonano particolarmente insopportabili le demagogiche proteste di chi fino a ieri è stato corresponsabile di una situazione che ci ha portato sull’orlo del dissesto (…)». E conclude: «È giusto non chiedere “miracoli” a un governo che può contare su una maggioranza parlamentare così eterogenea e del tutto priva di una sua rappresentanza nei vari dicasteri. È anche comprensibile che la distribuzione dei sacrifici debba tenere conto della somma degli interessi tutelati dai partiti che lo sostengono. Ma alla “diversità” di un governo tecnico deve necessariamente corrispondere la “diversità” di interventi che diano l’immagine di una “svolta” nella politica italiana. Ieri la conferenza stampa di Monti e dei suoi ministri l’ha promessa. Solo se sarà mantenuta, l’Italia sarà salvata». Il secondo commento “I patrimoni sono il primo obiettivo” è firmato invece da Stefano Lepri che scrive: «È razionale tassare di più, molto di più, la casa, come misura principale di riequilibrio del bilancio. È razionale destinare una parte del ricavato a ridurre l’Irap. Si aggiunge una riforma delle pensioni ben congegnata, che potrebbe essere definitiva. Nuove liberalizzazioni potrebbero aprire spazi alla crescita economica ed abbassare costi e prezzi. (…) Tutto questo può piacere o non piacere, ma ha un disegno. L’equità di fondo è data appunto dal concentrare sui patrimoni, immobiliari e in parte anche finanziari, il pesante aggravio di imposte che la situazione di emergenza richiede e che purtroppo non poteva essere evitato. L’Italia è appunto ricca nel patrimonio rispetto ad altri Paesi anche più ricchi nel reddito; in più, i patrimoni sono distribuiti in modo più diseguale dei redditi. (…)» e prosegue: «(…) Se si vuole criticare il maxi-decreto di ieri sera, è facile sostenere che avrà un effetto recessivo. Nell’immediato, sottrarre 20 miliardi netti di euro non può che deprimere l’economia. Tuttavia, incidere molto sui patrimoni e detassare le imprese è una delle combinazioni meno peggiori; occorre che vi si accompagni un forte recupero di evasione fiscale. Ieri sera il presidente del consiglio ha detto che i provvedimenti presi sono «piuttosto incisivi», però mancano ancora sufficienti dettagli», per concludere: «Nella situazione in cui ci troviamo, qualche sacrificio lo devono fare tutti. Nessuno, potrebbe riuscire a ricavare 20 miliardi di euro soltanto dai «ricchi». Un governo tecnico serve proprio a non subire quei ricatti dei pochi sui molti, ovvero delle lobby capaci di minacciare compatte un cambio di scelta elettorale, che normalmente paralizzano i partiti politici. Per questo motivo è essenziale che la gran parte dei cittadini venga persuasa».
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