Mondo
L’esperienza della costruzioni partecipate
Il racconto di Valter Garau di Terre des Hommes nell'ambito dei progetti di Agire
di Redazione
Sul sito di Agire dedicato ad Haiti (www.agireadhaiti.it) vengono raccolte storie ed esperienze legate a questi due anni di impegno per la ricostruzione.
Valter Garau responsabile costruzioni Terre des Hommes, racconta così la sua esperienza
Nella società haitiana i bisogni personali prevalgono nettamente su quelli della comunità. Qui una delle più grandi difficoltà è rappresentata proprio dal mettere insieme le persone. Il disgregamento sociale è molto forte ad Haiti, non posso che sottolinearlo. Soprattutto quando si vogliono portare avanti progetti partecipativi, lo sforzo più grande è rappresentato dal mettere insieme le persone…ma poi, una volta che riesci a comunicare, non solo con gli individui coinvolti direttamente nel progetto ma con la comunità all’interno del quale nascerà il nuovo edificio o la ricostruzione di natura pubblica, si scatenano delle sinergie che la gente in realtà cerca, che vuole.
E lavorando su questo riesci ad ottenere anche un altro obiettivo: puoi riportare le persone a vivere insieme e a collaborare. E quando l’intera comunità vede che incomincia a sorgere qualcosa di nuovo, se ne fa carico, se ne assume la responsabilità. Incominciano a collaborare, s’incuriosiscono, vengono a vedere i lavori, partecipano in qualche modo. Per questo le autocostruzioni rappresentano un tipo di intervento che non può che essere considerato positivo. Per la tipologia di coinvolgimento che crea e per l’income che genera all’interno della comunità di persone che partecipa a questo processo. Lavorare in economia serve a questo, ad ottenere un duplice risultato, molto importante nel nostro lavoro. Non si tratta solo di costruire o ricostruire, ma di portare la gente ad avvicinarsi, a collaborare, a vivere insieme. E questo assume ancora più valore in questo paese, in cui le caratteristiche storiche, politiche e tutte le vicende vissute negli ultimi anni, hanno comportato una forte disgregazione sociale.
Lavorare in economia in un processo di costruzione o ricostruzione di edifici di interesse pubblico, significa organizzare il progetto in toto, valorizzando al meglio le capacità lavorative locali. E questo in tutte le fasi del lavoro, dalla fase di progettazione, alla costruzione vera e propria durante la fase di cantiere, compreso l’acquisto e la ricerca dei materiali e la creazione delle squadre di lavoro. E’ fondamentale quindi rispettare le capacità tecniche locali, lavorare all’interno della comunità, valorizzandone la manodopera. Capire quindi quali sono le capacità lavorative caratteristiche di una specifica area. Decidere chi sarà il muratore, il carpentiere, chi lavorerà il ferro, il piastrellista, l’intonacatore. Si crea così la squadra di lavoro all’interno della comunità, normalmente retribuita. Si tratta quindi di diventare un’impresa edile vera e propria costituita da coloro che poi beneficeranno direttamente del progetto. Un grande sforzo organizzativo e logistico, che ti porta a confrontarti con le autorità locali, le ditte edili, i fornitori…
Noi abbiamo scelto di lavorare sulla costruzione ex novo di edifici di pubblica utilità. E poiché sarà la comunità ad utilizzarli e a fruire dei benefici, è giusto e logico che venga coinvolta sin dall’inizio. E’ tutt’altro che facile, ci vuole una grande esperienza tecnica ma soprattutto capacità di ascolto e di mediazione. Spesso e volentieri ti ritrovi a cercare della manodopera specializzata e altrettanto spesso arrivano persone che si proclamano muratori e non sanno neanche impastare il cemento. Ti ritrovi quindi nella difficoltà di dover, nel peggiore dei casi, allontanare la persona dal progetto o organizzare una formazione veloce per farle acquisire le competenze di base e poter continuare a lavorare. Ma questo comporta un abbassamento della qualità con cui si vuole portare a compimento l’opera, per cui si è costretti a ricercare nuove maestranze, stando attenti al non creare conflitti o invidie all’interno della comunità o dei vari gruppi di lavoro che si presentano.
Chiaramente la retribuzione della manodopera rappresenta già di per sé un motivo di possibile conflitto interno. Per questo è fondamentale coinvolgere i comitati locali. Chiedere loro di selezionare i gruppi di lavoro in base alla tipologia di progetto. E mantenendo assoluta elasticità rispetto agli eventi che si presentano. I comitati locali chiaramente sono composti da persone, che non possono che agire andando spesso a favorire i propri nuclei familiari o di conoscenza, per fare gli interessi del loro gruppo ristretto.
E’ quindi importante parlare chiaramente, e cercare di capire l’obbiettività reale delle persone con cui si ha a che fare. Il progetto parte sempre con alcune difficoltà ma poi vai avanti, cercando di essere il più possibile parte integrante della comunità in cui lavori. In genere, quando ci si avvicna per la prima volta a una comunità, si comincia con un progetto piccolo, per capire come il mondo che ti circonda risponde all’iniziativa e per poter agire più correttamente su interventi più importanti.
Leggi tutte le testimonianze su www.agireadhaiti.it
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