Non profit
Come migliorare l’impatto dei bandi
Un intervento del direttore di Acri Giorgio Righetti
di Redazione
Giorgio Righetti, direttore di Acri, l’Associaznoe che rappresenta le Fondazioni ex bancarie italiane, ha affidato al trimestrale della Fondazione di Compagnia San Paolo una interessante utile riflessione sula questione dei bandi. La riproponiamo ai lettori di vita.it
di Giorgio Righetti
Il bando rappresenta uno strumento per l’attuazione della missione istituzionale particolarmente diffuso tra le Fondazioni di origine bancaria. Dalla consueta rilevazione annuale dell’Acri, risulta che, sul totale delle risorse erogate nel 2010 dalle 88 Fondazioni esistenti, pari a circa 1,37 miliardi di euro, oltre il 21% è avvenuto tramite l’utilizzo di bandi (circa 290 milioni di euro).
Va rilevato come il bando, pur rappresentando uno strumento di tipo tradizionale, sia soggetto a evoluzioni e adattamenti da parte delle Fondazioni che sono alla continua ricerca di soluzioni in grado di coniugare le esigenze del territorio con gli obiettivi di miglioramento dell’efficacia dell’azione e dell’impatto sulle comunità di riferimento. Ciò comporta che, quando si utilizza in maniera generica il termine bando, ci si riferisca in realtà a una varietà straordinariamente ampia di soluzioni specifiche che differiscono tra loro con riferimento alle progettualità sostenute, alle tipologie di destinatari, alle modalità di partecipazione, ai processi di selezione, alle modalità di erogazione previste.
Quali che siano le specificità assunte, i bandi si caratterizzano comunque per due elementi fondamentali che ne costituiscono la forza e che ne spiegano la grande diffusione.
In primo luogo, essi consentono di indirizzare le energie e le competenze presenti sui territori verso la elaborazione di proposte innovative ed efficaci per la soluzione di problematiche che le Fondazioni, attraverso la propria azione di ascolto e di sintesi, ritengono prioritarie. L’uscita di un bando mette in moto meccanismi virtuosi di competizione, ma anche di aggregazione in partnership delle organizzazioni destinatarie, volti a favorire risposte appropriate alle istanze sollevate.
In secondo luogo, essi consentono alle Fondazioni di svolgere la propria attività erogativa con trasparenza e rigore, in quanto pongono i richiedenti su uno stesso piano in termini di accesso ai contributi, in una logica comparativa e di valutazione di tipo tecnico i cui criteri di selezione sono il più delle volte resi noti all’interno del bando stesso. Chi vi partecipa è così in grado di conoscere in anticipo le “regole del gioco” e di misurarsi con consapevolezza con gli altri attori presenti sul territorio, ricevendo al contempo uno stimolo a migliorare continuamente la propria capacità propositiva.
Un limite non va trascurato: ponendo l’accento sul finanziamento di nuovi progetti e non su attività già poste in essere dalle organizzazioni destinatarie, vi è il rischio di indurre queste ultime a cimentarsi con progettualità non affini alle proprie caratteristiche, generando un dispendio di energie e snaturandone a lungo andare la missione. A ciò le Fondazioni possono sopperire attraverso bandi sempre più mirati in termini di contenuti e di requisiti di accesso, al fine di assicurare una partecipazione qualificata e il bilanciamento della domanda rispetto all’offerta in termini di risorse disponibili.
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