Politica
Il governo sbaragliato dalle mozioni sugli F35
Sette mozioni approvate, con il Parlamento che per due ore ha discusso del tema
di Redazione
La prima buona notizia è che intanto il Parlamento ne ha parlato. Le otto mozioni sugli F35 ieri pomeriggio hanno costretto gli onorevoli parlamentari, volenti o nolenti, a stare sul tema per la bellezza di due ore, dalle 17,40 alle 19,45. Cosa mai successa prima. Le mozioni erano queste: Di Stanislao ed altri n. 1-00781, Gidoni ed altri n. 1-00861, Porfidia ed altri 1-00862, Moffa ed altri n. 1-00907, Misiti ed altri n. 1-00908, Rugghia ed altri n. 1-00909, Cicu ed altri n. 1-00920, Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00943 e Paglia, Bosi, Vernetti ed altri n. 1-00963 e vertevano «sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l’acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35».
Per il Governo c’era in Aula Gianluca Magri, Sottosegretario di Stato per la difesa, che è stato costretto a dichiarare accoglibili le mozioni, previe alcune riformulazioni. Eccezione fatta per quella presentata da Italia dei valori, bocciata, su cui c’era il parere contrario.
Il governo quindi è impegnato a «confermare la riduzione della commessa per la produzione e l’acquisto dei cacciabombardieri, secondo quanto annunciato dal Ministro della difesa, e cioe’ procedere all’acquisto di 90 F-35 in luogo dei 131 inizialmente previsti dal programma», a «rendere noto il piano complessivo degli investimenti», a «riconsiderare il numero effettivo di velivoli da acquisire», cosi’ come stanno facendo gli altri Paesi partner del progetto». La risoluzione Pezzotta, Sarubbi, Giulietti e altri impegna il governo a «subordinare qualunque decisione relativa all’assunzione di impegni per nuove acquisizioni nel settore dei sistemi d’arma, al processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano».
«Meglio di niente, ma la campagna contro l’acquisto degli F35 continua», ha detto il portavoce di Rete disarmo, Massimo Paolicelli. «L’aspetto positivo è che dell’argomento sia tornato a discutere il Parlamento. Resta il rammarico che non sia passata la mozione che chiedeva di sospendere del tutto l’acquisto».
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