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Profughi: il piano di Sos VIllaggi dei bambini
A Juba e Malakal due centri temporanei. Ancora 500mila persone da rimpatriare, mentre cresce l'ostilità tra Sudan e Sud Sudan
di Redazione
Mezzo milione di persone deve ancora essere rimpatriata in Sud Sudan da Khartoum. E questo nonostante l’8 aprile fosse la data limite per il loro rimpatrio. L’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e il governo del Sud Sudan hanno incontrato non poche difficoltà nel trasferimento e a questo punto auspicano il raggiungimento di un accordo per prolungare il termine dell’esodo. I rimpatriati sono ancora in molti centri di transito in attesa del loro trasferimento. Nelle prossime settimane, il ministero dello sviluppo sociale del Sud Sudan prevede l’arrivo di 14.000 persone al porto di Juba e di 120.000 a Malakal.
Proprio in previsione del flusso migratorio Sos Villaggi dei Bambini aprirà un ufficio a Juba e, a partire da maggio, avvierà a Malakal e Juba due centri temporanei per offrire supporto psicologico, accoglienza, assistenza sanitaria e istruzione a 200 bambini. In collaborazione con la Ssrrc (Southern Sudan Relief and Rehabilitation Commission) e il ministero dello Sviluppo sociale, l’associazione si occuperà di accertare le condizioni e la situazione di ogni bambino per poi valutare la migliore soluzione: dal sostegno all’accoglienza temporanea, in caso di bambini non accompagnati.
Nel frattempo, le ostilità tra i due stati continuano. L’11 aprile l’Assemblea Nazionale del Sudan ha deciso di cessare i negoziati con il Sud Sudan a causa dell’attacco al giacimento di petrolio di Higlieg e il Sudan, in risposta, ha bombardato il centro petrolifero di Bentiu.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, e il Dipartimento di Stato degli Usa, hanno pubblicato una dichiarazione invitando i paesi a cessare immediatamente le azioni militari e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha svolto una consultazione a porte chiuse sulla situazione dei due paesi.
Con l’obiettivo di ritornare al tavolo dei negoziati, il Consiglio ha sollecitato l’esercito popolare di liberazione sudanese del Sud Sudan a ritirarsi immediatamente e il Sudan a porre fine agli attacchi terrestri e aerei diretti al Sud.
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