Non profit
La battaglia alla CO2 si fa a porte chiuse
Negozi la campagna di Legambiente
di Redazione

Febbraio, PM10 ai massimi storici e centinaia di negozi con le porte spalancate per attirare i clienti. Solo a Milano, fra corso Vittorio Emanuele e corso Buenos Aires, se ne contano più di 30. Stesso refrain nelle principali città del Nord e Centro Italia: riscaldamento e consumi alle stelle per mantenere temperature interne ottimali, compensando la dispersione di calore.
A sollevare la questione in Gran Bretagna è stata la campagna “Close the door”, promossa dall’omonima non profit, oggi adottata su scala nazionale per sensibilizzare i commercianti inglesi. Con tanto di argomentazioni accademiche: secondo una ricerca della Cambridge University, i negozi che tengono chiusa la porta abbattono di circa il 50% i propri consumi energetici, riducendo fino a 10 tonnellate annue le emissioni di CO2.
In Italia, a lanciare l’analoga iniziativa “Chiudete quella porta!” ci ha pensato Legambiente: macchina fotografica alla mano, i volontari dell’associazione hanno immortalato i negozi energivori a Milano, Trento, Savona, Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia, pubblicando le immagini sul sito Viviconstile.org.
Dal web è già partito l’invito pubblico a partecipare, inviando i propri scatti all’indirizzo mail viviconstile@legambiente.org perché compaiano nella photogallery dei “Negozi spreconi”. «Che, oltre ai polmoni, penalizzano il portafogli», denuncia Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente. «Il surplus di energia così dissipata andrà a incidere sul costo di vendita della merce: tenere le porte aperte, quindi, è un danno per la salute ma anche un pessimo segnale verso l’acquirente».
L’associazione promette di scrivere a tutti i negozi di cui arriva segnalazione, invitandoli a cambiare abitudine. Compresi i punti vendita dotati di “lama d’aria”, quella sorta di phon caldo (o di gelo da banco frigorifero, nel periodo estivo), che all’ingresso dovrebbe costituire una barriera isolante fra clima interno ed esterno. In realtà, dicono da Legambiente, il sistema non scherma del tutto e per funzionare richiede non poca energia: 24 kWh al giorno.
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